Santo Primavera (Udc):| “Non è solo colpa di Castiglione” - Live Sicilia

Santo Primavera (Udc):| “Non è solo colpa di Castiglione”

A colloquio con il presidente della commissione Bilancio e vice segretario provinciale dell'Udc:“Gli assessori di Castiglione non sono stati all'altezza della situazione”, spiega. Sulle prossime comunali invece: “Enzo Bianco è un valido interlocutore”.

I debiti della Provincia
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CATANIA – “La condizione economica e finanziaria della Provincia è sostenibile”. Santo Primavera, consigliere provinciale dell’Udc, ci mette la faccia è traccia un quadro analitico della situazione debitoria dell’Ente. Lo fa con la competenza di chi presiede la Commissione bilancio, ma anche a fronte di un’ intensa attività di ricerca nel campo delle Scienze politiche. Un’ intervista fiume, quella rilasciata a LivesiciliaCatania, in cui svela alcuni retroscena sugli ultimi dodici mesi della Giunta targata Castiglione.

Il giudizio “non è positivo”, ma non attribuisce tutte le responsabilità all’ormai ex Presidente. Anzi, nonostante gli abbia fatto opposizione in aula, gli riconosce dei meriti nelle gestione dell’Upi. É più critico forse nei confronti dell’ Udc che, a detta di Primavera, dovrebbe “non rimanere una lista e scommettere su giovani e legalità”. Sulle prossime elezioni comunali a Catania ha le idee chiare: “Vedrei bene la candidatura di Enzo Bianco”.

Santo Primavera, dieci giorni fa il Consiglio Provinciale ha deliberato il bilancio di previsione 2012 dopo quasi un anno di attesa, un“consuntivo”. E dopo pochi giorni è stato votato il “riequilibrio di bilancio”. Di fatto un voto “fotocopia” rispetto al voto di previsione. A cosa dobbiamo in termini sia tecnici e che politici questo grosso ritardo?

C’è un fattore legislativo. Nel senso che, in questo anno, sono intervenuti diversi provvedimenti da parte del governo nazionale, in materia di spending review, che hanno comportato dei tagli importanti nei trasferimenti agli enti locali e alle provincie. Quindi si è verificato un problema di entrate oggettivo. Quindi quasi tutte le riforme che giacevano in consiglio sono dovute essere rimodulate. Questo è dunque l’aspetto tecnico, che va sicuramente tenuto in considerazione.

Qual è allora la storia politica di questo bilancio?

Appena è arrivato il bilancio in commissione, mi pare verso fine gennaio, feci una domanda chiara all’allora maggioranza, quella cioè se questo bilancio sarebbe dovuto essere approvato in tempi brevi o se avessi avuto del tempo per esaminarlo. Devo dire che non mi fu data una risposta chiara. Non c’è stata, a differenza degli scorsi anni, la premura di approvarlo. Da qui ho dedotto che ci sarebbe stata una volontà politica di operare, almeno per i primi mesi dell’anno, in dodicesimi. Certo poi, a cause degli interventi del governo, si è venuta a creare una impasse, aggravata pure da alcune frizioni all’interno della stessa maggioranza.

Lei crede che la decisione di operare in dodicesimi ha determinato delle aperture che l’approvazione per tempo del bilancio avrebbe sicuramente chiuso?

Sì, ma capiamoci: tra le altre cose, operare in dodicesimi significava attuare immediatamente i provvedimenti gestionali rispetto ad un bilancio che doveva maturare dei tempi per essere operativo. Abbiamo due fasi nella sessione del bilancio: la prima è l’approvazione dello stesso bilancio; la seconda, ed è un compito gestionale che spetta alla Giunta, è quella d’individuare il piano economico di gestione. Il Consiglio provinciale approva degli interventi di bilancio, alla Giunta spetta poi il compito d’individuare le singole voci di spesa all’interno degli interventi.

Quindi?

Come dicevo prima, notavo delle frizioni all’interno della maggioranza. Dove l’assessore Maesano premeva per approvarlo, anche perché, da lì a qualche settimana avrebbe dovuto rimettere il mandato per candidarsi a sindaco di Aci Catena, altri invece preferivano operare in dodicesimi. Attenzione, però la scelta di agire in dodicesimi è stata politica. Oggi, parliamoci chiaro, i problemi della Provincia sono relativi ad un contenzioso, a dei debiti fuori bilancio. Nei fatti però la condizione economica e finanziaria dell’ente è sostenibile.

Chi parla di dissesto allora è in cattiva fede o ha semplicemente una prospettiva diversa?

Prima di arrivare al dissesto ci sono della fasi preliminari. Oggi, la Provincia regionale di Catania partecipa in dei carrozzoni che vanno sciolti, e su questo il consiglio è stato abbastanza chiaro in più di una occasione. Ma partecipa anche in degli asset societari importanti, penso alla Sac. Allora è giusto porsi una domanda retorica: forse si mirava o si mira a creare un dissesto per smantellare questi asset importanti? Questo è un argomento che va attenzionato.

Beh, la risposta è implicita alla domanda. Però bisognerebbe essere più chiari…

Questo non lo posso dire io. Sicuramente non posso credere che del debito di 23milioni di euro qualcuno se ne sia accorto soltanto negli ultimi mesi. É una cosa impossibile, che va contro la natura stessa della pubblica amministrazione. Devo dire, a ragione del vero, che il Consiglio provinciale non ne sapeva nulla. Questo perché nessuno ce ne ha dato comunicazione.

A cosa si deve questa mancanza di comunicazione?

É un problema di organizzazione. Un pubblica amministrazione governata bene gode di una buona comunicazione interna fra i suoi rami. Negli ultimi anni questa è venuta a mancare. É mancata un’azione strategica guidata, non dal Presidente Castiglione, a cui addossiamo ingiustamente tutte le responsabilità, ma della Giunta. Se il Presidente ne ha una, è quella di aver scelto degli assessori che si sono rivelati non all’altezza del compito affidato.

In questo caso il giudizio si sposta sull’assessore al Bilancio?

No. Non parliamo delle sue competenze. Perché Maesano è stato capace di fare approvare il bilancio entro il 31 dicembre di ogni anno.

Allora a chi va questa responsabilità?

Diciamo che è mancata nel complesso la squadra di governo. Il paradosso politico è che alcuni assessori scelti da Castiglione poi lo hanno addirittura tradito politicamente. Sono stati dei voltagabbana che sono andati in altri partiti in occasione delle regionali o hanno sostenuto candidati non del Pdl. Ma anche alcuni consiglieri lo hanno abbandonato. C’è stato dunque uno scollamento. Il mio giudizio sul Castiglione leader del Pdl non è positivo. Lo dicono pure gli stessi risultati raccolti ultimamente. Sul Castiglione presidente invece devo dire che è stato impegnato su di un fronte importante: la battaglia per la sopravvivenza delle province. E si è dovuto dividere sia sul fronte nazionale che locale.

Appunto, quale sarà il futuro di questa Provincia. Il Commissario Liotta nel giro di poco tempo è riuscita a raggiungere due risultati importanti sulle questioni di bilancio. Ora sta lavorando allo “step 3”, cioè al piano quinquennale di risanamento dei debiti dell’Ente. Quale giudizio?

Innanzitutto è una persona preparata. Questa è una cosa parecchio importante. Ha anche senso politico. Fattore che va oltre alle semplici competenze di un Commissario. Sta lavorando bene, sta facendo una ricognizione sullo stato dell’Ente. Il suo obiettivo è recuperare la tenuta finanziaria della Provincia. Se dovessi esprimere un giudizio, questo commissario merita la lode.

 E lo stato di salute dell’Udc, partito di cui lei è il vice segretario provinciale?

A Catania il partito è piazzato bene. I recenti risultati elettorali lo dimostrano. Ma non vorrei che questo dato delle regionali significasse che l’Udc a Catania sia solo una lista e non un partito. La prova dei fatti la si vedrà al momento della competizione per le amministrative. Per costruire il partito è necessario che qualcuno faccia un passo indietro. Occorre scommettere su di una nuova classe dirigente. Puntare sui giovani. Ma bisogna scommettere pure sulla legalità.

Allora non è solo una questione generazionale?

Investire sulla legalità è scommettere sul futuro dei giovani. Paghiamo il prezzo, soprattutto in Sicilia, dell’illegalità. Paghiamo il prezzo di una classe politica che negli ultimi vent’anni non è stata in grado di risolvere i problemi dei cinquantenni. Come si può pensare che abbiano oggi la soluzione ai problemi dei ventenni. Il partito deve puntare sulla meritocrazia. E soprattutto per le prossime amministrative deve puntare al buon governo della città di Catania.

 Un nome?

Leggo diversi nomi sulla stampa di probabili candidati. Di chi vuole riproporre la propria esperienza. Ricordo quando ero un giovane studente universitario, quando cioè Catania era sotto la sindacatura di Bianco. Questa città aveva spiccato il volo sotto il profilo nazionale: Catania era una città di cultura, di avanguardia. Era la città dell’Etna Valley. Finita quella stagione, Catania ha subito un sacco. Sono state fatte anche delle opere pubbliche, che sono diventate però delle cattedrali nel deserto. É mancato un sistema. Io vedo dunque bene la candidatura di Enzo Bianco. L’Udc potrebbe trovare in lui un interlocutore valido. Sempre che lui si voglia candidare.

 

 

 

 

 


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