Caccia grossa a Palazzo. Silvio Berlusconi, versione Transilvania, sta cercando sangue fresco per tirare avanti nel suo malcerto sentiero governativo. Scrive oggi Francesco Bei “retroscenista” de ‘La Repubblica’: “L’operazione prevede di arrivare a dieci-quindici deputati, contando anche qualche uscita dall’Udc al Pd. ‘Ma speriamo molto anche nell’Mpa di Lombardo’, confida Saverio Romano, fuoriuscito dall”Udc prima di tutti. Proprio Romano sta lavorando alle corde diversi deputati centristi e lombardiani, ma lontano da Montecitorio a pranzo in ristoranti del centro”.
Ecco, ci deve essere qualche conto che non torna. Quei pranzi a base di cacciagione e zabaione, consumati in certi ristoranti gustosi, ma lontano dagli occhi e dal cuore degli interessati, erano un rito della prima repubblica. Epoche fa, occhiuti e rapaci politici, prendevano sotto il braccino la vittima e la pilotavano in un angolo buio di una prestigiosa locanda. Lì, tra lambruschi e tagliatelle si facevano e disfacevano maggioranze. Si dissolvevano carriere e altre se ne procacciavano. Si bevevano governi, come i caffè della fine del pasto.
Stentiamo a credere che Saverio Romano, politico moderno, indulga ai riti passati di natura mangereccia. Se così fosse dovrebbe cambiare sigla al suo partito. Da Pid (Popolari per l’Italia di Domani) a Ppt (Più pranzi Per Tutti).