CATANIA- L’idea non dispiace agli ambientalisti. Anzi, se ne sentiva l’esigenza da decenni. Almeno secono l’ingegnere, ambientalista ex responsabile di Legambiente Catania, Roberto De Pietro che commenta quanto annunciato dall’amminstrazione comunale in relazione all’Oasi del Simeto. La Giunta ha infatti approvato una delibera d’indirizzo politico per attuare “Un approccio nuovo, strategico per affrontare un problema storico della città: l’urbanizzazione irregolare, illegittima o abusiva dei villaggi sorti negli ultimi decenni nell’area”. Già, perché all’interno della Riserva naturale orientata, istituita nel 1984, quello che spicca, oltre alla fauna e al paesaggio, sono i Villaggi a mare, nati abusivi e condonati in grand parte nel tempo. Sono questi agglomerati di case che stridono e non poco con l’esistenza stessa della zona protetta ma che esistono lì talvolta da prima della perimetrazione dell’Oasi,
Una convivenza difficile – urbanizzazione e natura – che non è stata mai agevolata, proprio per l’assenza di un piano di urbanizzazione che mettesse ordine nel caos della zona meridionale della provincia di Catania. “Abbiamo – ha detto Bianco – la massima attenzione nei confronti dell’Oasi del Simeto e riteniamo si debba agire attraverso tutela ambientale e riqualificazione, puntando su due fronti. Da una parte, d’intesa con la Procura, si dovrà procedere all’abbattimento degli edifici cosiddetti insanabili, e per questo è stato dato incarico agli uffici competenti di stilare un piano di demolizioni. Dall’altra parte metteremo a punto un piano di urbanizzazione, attraverso atti di Giunta e di Consiglio comunale, per quelle aree in cui la legge ha consentito una sanatoria”.
La Giunta, nella delibera approvata ha stabilito “la costituzione di un’unità operativa di intervento che stilerà un Piano di utilizzo della zona B di Preriserva – gestita dal Comune – per la tutela e la valorizzazione dell’Oasi, garantendone la fruibilità anche con finalità turistiche. “È stato calcolato – ha sottolineato il Sindaco – che si tratta di circa seimila unità abitative, non più case di villeggiatura ma prime abitazioni per altrettante famiglie. Persone che, come gli altri cittadini, meritano di vivere in spazi urbanistici decorosi”.
Tutto giusto nella teoria, ma occorre stare attenti alla pratica, ammonisce De Pietro, per non rendere vana – se non addirittura dannosa – la sistemazione della Riserva. “I villaggi che noi oggi abbia – spiega – all’epoca dell’istituzione dell’Oasi, erano vuoti. C’erano solo le strade, in alcuni casi neanche quelle. Un agglomerato di case fu realizzato addirittura, all’interno della zona A. Se l’abusivismo edilizio si fosse fermato, non avremmo oggi quello che abbiamo”.
Una zona satura di abitazioni, alcune delle quali proprio incompatibili con l’esistenza dell’Oasi. “Il piano di utilizzo e di sistemazione andavano fatti entro sei mesi dal decreto di istituzione della Riserva – prosegue De Pietro – per cui siamo in ritardo di appena vent’anni, ma è una notizia da salutare positivamente, perché almeno si agisce sull’area, piuttosto che non decidere nulla, come in passato”.
Il problema, se di problema si tratta, potrebbe essere rappresentato dall’approccio delle istituzioni nel voler riqualificare e sistemare l’Oasi del Simeto. “In una riserva naturale – continua De Pietro – il fine prioritario è la conservazione dell’ambiente, della natura. Per cui il piano di sistemazione deve avere il coraggio di stabilire cosa serva alla riserva, perché non tutto è da demolire, ma sicuramente lo si dovrà fare con i villaggi che si trovano nel cuore delle zone umide”.
Il timore è che la risistemazione risparmi anche quello che, secondo l’ambientalista, dovrebbe essere totalmente eliminato, per “ripulire” l’Oasi, in particolare in zona A ma anche in zona B (quella abitata prevalentemente, e per la quale si è pensato alla sistemazione urbanistica. “Devono essere demoliti tutti – precisa De Pietro – e questo indipendentemente dal fatto che siano state sanate o siano preesistenti alla Riserva. Abbattere a macchia di leopardo non è efficace, lo sarebbe abbattere le 70 case del Primosole Beach, costruito tra la vecchie e la nuova foce del fiume”. Questo, preesistente alla Riserva, andrebbe dunque eliminato del tutto, insieme ad altri villaggio come l’Ippocampo di Mare o il villaggio Azzurro, anche questi realizzati in luoghi fondamentali dell’Oasi. “Bisogna superare anche gli aspetti formali e procedere – continua – con un criterio natuiralistico, per la fruizione e per la dignità della riserva stessa”.
Questo il criterio che dovrebbe essere seguito. Per cui De Pietro insiste. “In più – prosegue – l’Oasi va protetta anche nella zona della costa, colpita da una galoppante erosione, e a monte, dove le opere dell’uomo hanno messo a rischio fauna e flora. Insomma – conclude – occorre coraggio e una visione naturalistica che privilegi l’ambiente e che non si fermi agli annunci e ai momenti elettorali”.