CATANIA – L’amministrazione comunale assicura la balneabilità delle acque della Playa. Ma resta altissima l’attenzione sugli scarichi a mare della zona sud di Catania. La mancata chiusura dei canali che sfociano nel litorale sabbioso della città, e il rimpallo di responsabilità tra enti, stanno tenendo banco in questi giorni, mentre crescono le apprensioni per i gestori degli stabilimenti. Nonostante le rassicurazioni di Palazzo degli elefanti, resta alta la paura che, in acqua, finiscano liquami nocivi.
Gli episodi passati
D’altronde è già accaduto. In passato, anche recentissimo, nel 2018, in piena stagione balneare dai canali – chiusi e in assenza di acque meteoriche – sono arrivati a mare liquami melmosi. Episodi che hanno portato l’amministrazione comunale a muoversi a livello giudiziario per capire cosa succede alla zona industriale e perché, canali che dovrebbero essere secchi, si riempiono di liquami.
Il sopralluogo del 2020
L’anno scorso un sversamento in mare mise in allerta alcuni proprietari di alcuni lidi. Furono realizzate foto e video che spinsero l’amministrazione comunale, in particolare l’assessore all’ambiente Fabio Cantarella, a fare un sopralluogo. Era fine luglio, nei pressi della foce del torrente Arci, e furono presenti Arpa e Capitaneria di porto, vigili urbani e polizia ambientale per fare fare rilievi che non si erano mai fatti. In quell’occasione, sebbene non piovesse, i canali erano pieni di liquami. L’acqua arrivò fino al viale Kennedy.
Il ricorso al Tar
Nel 2018, uno dei lidi che sorgono in prossimità della foce del torrente Arci ha deciso di rivolgersi al Tar, ottenendo provvedimenti cautelari in cui il giudice ordinava a IRSAP, allora competente, di turare il canale e di tenerlo asciutto sulla spiaggia. “A fine 2020, il Tar ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione, quindi non ha chiuso il giudizio con una sentenza in cui si pronuncia nel merito, ma ha investito della questione il giudice ordinario – spiega l’avvocato Elio Guarnaccia. A marzo 2021 ho riassunto il giudizio davanti al Tribunale di Catania”.
La battaglia dei lidi
La questione, quest’anno, si è ripresentata puntuale. Il mancato sbarramento dei canali e il rimpallo di responsabilità sono finite al centro di un tavolo in Prefettura. Salva la balneabilità dell’acqua della Playa, come garantito dall’amministrazione in una nota, resta la problematica di chi debba fare cosa mentre si moltiplicano le richieste di salvare ambiente e stagione balneare. Le aziende che operano alla Playa, in particolare quelle situate in prossimità dello sbocco dell’Arci, temono ripercussioni economiche.
La mancata chiusura del canale
A marzo di quest’anno, il legale sollecita l’amministrazione competente ad asciugare il canale Arci in vista della stagione balneare. “Lo facciamo ogni anno – continua – ma questa volta ho scritto a Sidra e non a Irsap perché, a giugno 2020 con delle convenzioni specifiche le competenze su tutti gli impianti idrici della zona industriale sono passate da Irsap a Sidra. Purtroppo però Sidra ha negato la sua competenza, la stessa cosa l’Irsap”. Un silenzio che ha spinto l’avvocato a fare ricorso ex 700 a tribunale, “perché ho capito che le amministrazioni quest’anno non savrebbero assolto ai loro compiti, lasciando il problema irrisolto”. L’udienza è fissata per domani.
La depurazione
La città e la sua provincia non brillano certo per depurazione, come ha sottolineato il procuratore Zuccaro intervenendo proprio sul tema della depurazione delle acque reflue in Sicilia,in occasione di un’audizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. Sotto accusa finì anche il depuratore di Pantano D’Arci che “se funzionasse, dovrebbe interessare un bacino di utenza di oltre 540.000 utenti. Invece serve soltanto 70 residenti”.