11 Marzo 2023, 15:23
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Elly Schlein, nuova segretaria del Partito Democratico. Una donna nella stanza numero 1 del Nazareno, mai accaduto. Classe 1985 a maggio compirà 38 anni. Donna e giovane non è poco per sperare in una rivoluzione autentica dentro un partito nato con parecchie ambizioni. Voleva essere, addirittura, la sintesi delle grandi tradizioni culturali e politiche del Paese – cattolico democratica, socialista, ambientalista e liberale – per ridursi, invece, ad una accozzaglia di correnti e di apparati delle vecchie nomenclature della Prima Repubblica. Donna e giovane non è poco, è vero, ma non è tutto.
Abbiamo conosciuto e conosciamo giovani con il cuore di pietra che di giovane avevano e hanno solo l’età, così come abbiamo conosciuto e conosciamo donne che possono insegnare il politichese e i riti di Palazzo nelle migliori università. Però, va detto, la Schlein non appare una contraffazione ma, al contrario, una donna convinta delle proprie idee. Idee, udite udite, finalmente di sinistra a differenza di Matteo Renzi che sembrava, nonostante il famoso 40,81% alle europee del 2014 e gli editti sulla “rottamazione” di buona parte del gruppo dirigente piddino, nel posto sbagliato, con evidenti tendenze destrorse poi via via confermate dagli avvenimenti degli ultimi anni.
Infatti, tornando a Elly, i temi da lei toccati nella sua scalata alla segreteria dem hanno una chiara declinazione di sinistra che, se mantenuta e non osteggiata dai soliti capibastone, rappresenterà la vera novità nel panorama politico italiano che di sinistra, finora, contiene solo qualche accenno. Dall’ambiente e dai cambiamenti climatici al lavoro e alle questioni sull’immigrazione, dalla sanità e dall’istruzione alla difesa dei diritti civili, eccetera, la Schlein propone visioni e soluzioni che non rispecchiano un partito palesemente alla continua ricerca di una identità perduta, quanto piuttosto l’inizio di un percorso che vuole rivolgersi ai giovani, alle donne, alle famiglie e alle imprese con un linguaggio netto, riconoscibile, privo del grigio “sì, però, ma anche…” di veltroniana memoria che pretendeva di parlare “erga omnes” e, alla fine, non convinceva abbastanza. Non è un caso la progressiva caduta dei consensi e delle iscrizioni al partito.
Non è un caso, in generale, l’incredibile ingigantirsi della quota delle astensioni evidentemente non intercettata nemmeno dal PD, chiunque fosse il segretario, in ogni tipo di consultazione elettorale. Ovviamente, dobbiamo attendere gli eventi per un giudizio complessivo sulla gestione Schlein. Depone bene, comunque, che lei abbia vinto le primarie aperte, le decisive, e perso quelle “interne” cioè governate dalle truppe cammellate dei signori delle correnti e delle tessere. Depone bene il possibile dialogo sui contenuti con il M5S di Giuseppe Conte. Depone bene la posizione sulla guerra in Ucraina non completamente adagiata sulla Nato e votata agli sforzi diplomatici. Ciò, insieme a segnali di ripresa secondo i sondaggi, significa che in astratto ci sono tutte le condizioni per costruire un Partito Democratico che non abbia più un sapore indefinibile ma sia basato sulla difesa e applicazione dei valori della nostra Costituzione e sulle importanti esperienze progressiste e anti fasciste dell’Italia.
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11 Marzo 2023, 15:23