Scontro ideologico dietro il tifo | Le tensioni che preoccupano i pm - Live Sicilia

Scontro ideologico dietro il tifo | Le tensioni che preoccupano i pm

Un'immagine degli scontri di via Libertà

Vertice in Procura dopo la rissa fra tifosi rosanero e laziali. Ipotesi agguato.

PALERMO – L’ultima inchiesta, ormai giunta all’avviso di conclusione delle indagini, riguarda quarantuno persone. Scorri l’elenco e trovi in nomi di Chedli Aloui ed Emanuele Cardella, due degli otto fermati per gli scontri di via Libertà fra ultras di Lazio e Palermo. È una delle tante informazioni giunte sul tavolo del procuratore aggiunto Leonardo Agueci che ha avviato un’indagine molto più ampia. Ieri si è svolto un vertice in Procura. Secondo i magistrati e i poliziotti, infatti, il tifo è stato solo un pretesto per scatenare la guerriglia. E così l’aggiunto ha allertato, oltre a Marina Ingoglia che segue la vicenda di via Libertà, anche i pm Calogero Ferrara ed Emanuele Ravaglioli che hanno coordinato alcune precedenti indagini.

Gli occhi sono puntati sui centri sociali Anomalia ed Ex carcere. Ieri hanno diramato una nota per diffidare giornalisti e poliziotti che, a loro dire, si sarebbero adoperati per “far passare l’idea, crediamo deliberatamente, che la natura di quanto successo ieri abbia una matrice politica, di contrapposizione tra opposte fazioni”.

Ed invece, è proprio su questo fronte che si indaga. Gli scontri di via Libertà vengono collocati nella lunga scia di episodi di guerriglia urbana esplosi negli ultimi anni in città. Non sempre la ricostruzione della Procura ha retto. Nei mesi scorsi per diciassette persone che gravitano attorno ad Anomalia ed Ex carcere era scattato l’obbligo di firma in commissariato con la contestazione di associazione a delinquere finalizzata al turbamento dell’ordine pubblico. Il provvedimento fu, però, annullato dal Riesame. Annullamento poi confermato dalla Cassazione che diede ragione al loro difensore, l’avvocato Giorgio Bisagna. La Procura, però, va avanti e chiederà il processo per tutti, insistendo nelle ipotesi di reato. E non si tratta dell’unica inchiesta chiusa, visto che la gran parte delle persone coinvolte le ritroviamo in altre indagini e processi, conclusi anche con l’assoluzione.

L’ipotesi a cui si lavora è che dopo una fase di calma, dovuta anche alle indagini, qualcuno ha deciso di riaccendere la miccia. E così avrebbero preso di mira i tifosi della Lazio di cui non è escluso che avessero seguissero gli spostamenti fino al bar di via Mazzini, dove è scoppiato il finimondo. Ad avere la peggio è stato un ragazzo palermitano di 21 anni che ha riportato la frattura della mandibola. In una prima fase aveva detto di essere stato aggredito dai poliziotti che, invece, gli hanno evitato guai maggiori. Ha dovuto fare marcia indietro di fronte all’evidenza dei filmati in mano agli agenti della Digos.

Non è un caso che il questore Guido Longo abbia parlato di agguato, dettato da contrapposizioni ideologiche. I centro sociali di estrema sinistra contro gli ultras laziali di estrema destra. E così si cerca di ricostruire le ore che hanno preceduto i fatti di via Libertà. A cominciare da possibili contatti telefonici fra i protagonisti.


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