Scuola, più capacità di ascolto e meno retorica dell’emergenza

Scuola, serve più capacità di ascolto e meno retorica dell’emergenza

Interessante indagine dell'Università Lumsa
LA CONSULTAZIONE
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Dal dimensionamento della rete scolastica agli investimenti sfumati sui nidi, fino ai compiti da assegnare a chi insegna per prevenire la violenza di genere: le notizie del giorno confermano la scuola nella parte dell’entità da evocare perché si faccia carico un po’ di tutto ma senza pensare che abbia qualcosa da dire, nemmeno sulle sue condizioni materiali.

Ascoltare la scuola

Ascoltare la scuola non è facile, perché è un mondo complesso, ma è necessario. Non bastano le forme partecipative, spesso rituali, con cui si tende oggi a costruire consenso attorno alla progettazione delle politiche pubbliche. Serve un’attenzione diversa, anche alle parole che si usano, perché la distanza fra quello che si dice e quello che si fa è un peso che grava sulle spalle di insegnanti, educatori, ragazzi e ragazze. È uscita da poco una nuova edizione di Insegnare al principe di Danimarca di Carla Melazzini (Sellerio). Melazzini è scomparsa nel 2009 e i suoi scritti, curati da Cesare Moreno, raccontano anni di lavoro educativo a Napoli, attraverso il progetto Chance, con ragazzi e ragazze rimasti ai margini della scuola. Rileggerlo oggi dà un’idea di come si può ragionare in profondità su esperienze simili senza concedere nulla alla retorica.

Fare scuola nei quartieri “difficili”: un genere narrativo

Da almeno trent’anni l’attenzione sulle scuole “di frontiera” paga il prezzo di un eccesso di retorica. L’esposizione pubblica di insegnanti e dirigenti (per lo più) in gamba ha dato ormai tutti i frutti che poteva e anche gli effetti collaterali dovrebbero esserci bastati. Nei giorni scorsi insegnanti, dirigenti, attori del terzo settore, studenti e studentesse che si preparano a diventare insegnanti hanno partecipato a una consultazione dell’università LUMSA su Quartieri a rischio e scuole di frontiera. Mercoledì 29 novembre alle 10.00 i risultati verranno discussi con Cesare Moreno a Palermo, nell’aula magna di via Parlatore 65. Il seminario sarà aperto da Antonino Pulvirenti, presidente del corso di laurea in Giurisprudenza e vicedirettore del dipartimento GEC, e dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale Giuseppe Pierro. Davide Schirò, Gaia Colombo e Maura Tripi discuteranno i risultati con Cesare Moreno per conto del gruppo di lavoro.

Cosa è emerso dalla consultazione

I contributi, rappresentativi di diverse esperienze di educativa territoriale in Italia, sono ora raccolti in un documento collettivo che si esprime a favore di un discorso meno spettacolare sulle periferie del sistema scolastico. Vengono evidenziati i limiti del sistema dei progetti, con la scuola e le organizzazioni di terzo settore schiacciate sugli adempimenti per finanziare iniziative circoscritte nel tempo e sopperire alla mancanza di politiche pubbliche organiche e strutturali. Come è stato sottolineato dal documento, non basterà lavorare sull’immaginario perché la scuola non abbia più bisogno di rappresentarsi come assediata, il terzo settore possa seguire la propria vocazione civile con autonomia, le pubbliche amministrazioni tornino a prendersi cura delle città e di chi le abita con una pianificazione che possa fare a meno di interventi emergenziali e supplenze altrui.

La possibilità di fare un passo avanti

Ci sono di mezzo cambiamenti che non sono nella immediata disponibilità di chi lavora nelle aule e nei quartieri. Ma di sicuro è possibile fare un passo oltre rispetto alla convinzione diffusa che le cose non potranno andare diversamente. Gli interventi raccolti sottolineano che educatori, educatrici e insegnanti hanno le risorse per dimostrare il contrario, mettendo in collegamento pratiche e saperi maturati sul campo al riparo dall’attenzione mediatica più morbosa, organizzandosi e pretendendo di più anche dalle università che formano educatori e insegnanti. L’esperienza mostra che, per quanto la pubblica istruzione costi, l’incapacità di ascoltare chi la tiene in piedi costa molto di più.

*** L’autore è referente del corso di studi in Scienze della formazione primaria, LUMSA


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