TRAPANI – “Come vuole, se deve andare di proposito io i contanti ce li ho. Se deve fare qualcosa dico…perché io i contanti me li porto sempre, perché non sono bravo con le carte di credito…”. Le conversazioni captate dagli investigatori tramite le microspie e un ‘trojan’ installato nel cellulare di alcuni degli indagati dell’operazione ‘Ottavo cerchio’ della squadra mobile di Messina, hanno svelato un giro di mazzette e corruzione tra imprenditori e funzionari pubblici che non si sarebbe però fermato alla città dello Stretto. In questo caso, ad essere registrata è la conversazione tra l’imprenditore Giuseppe Micali e Giancarlo Teresi, ingegnere capo del Genio civile di Trapani.
E’ proprio tramite quest’ultimo che Micali, insieme ad altri due imprenditori, si sarebbe aggiudicato i lavori di dragaggio nel porto di Mazara del Vallo, nel Trapanese, per un importo di oltre un milione. Per assicurarsi l’appalto del dragaggio, ovvero l’escavazione del porto-canale, avrebbe regalato al funzionario il denaro per l’acquisito di un’auto d’epoca, un soggiorno gratuito in un hotel di Messina e una cena per lui e per altre cinque persone in un ristorante.
Gli incontri, in base a quanto è emerso dalle indagini, sarebbero avvenuti a Marsala, tra gennaio e novembre dello scorso anno. Micali avrebbe più volte offerto esplicitamente del denaro al professionista. “In un’occasione – si legge tra le pagine dell’ordinanza della Procura di Messina – l’imprenditore si mostra disponibile ad accompagnarlo all’interno dell’agenzia per l’acquisto dell’autovettura”. “Se ha bisogno di contanti, per fare qualcosa. Io ce li ho, quanto…vengo con lei? Mi dica lei”. Teresi rispondeva “Sì, sì, venga con me”.
Micali è anche stato immortalato mentre conta il denaro che consegna a Teresi per il passaggio di proprietà: “Quattro, cinque, sei, sette…cento. Okay?”. “Grazie – aveva risposto Teresi – grazie. Vado a fare questo passaggio”. Tutti dettagli emersi durante le indagini, servizi di osservazione compresi, che hanno accertato il trasferimento di un’Alfa Romeo, tramite un carrello per il trasporto, intestata a Teresi, dal valore di duemila euro.
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“Prima dell’aggiudicazione formale dei lavori – scrive il gip – Micali consegna il denaro a Teresi con lo scopo evidente di renderlo malleabile alle proprie richieste. Soldi che non sarebbero serviti al solo pagamento del apssaggio di proprietà, ma ad acquistare anche il mezzo, come precisava Micali nel corso di una telefonata: “Là a Marsala, se l’è messa in un carrello e se l’è portata là…gli abbiamo dato 2500 euro”. Ma ci sarebbe stato un successivo incontro finito al centro dell’inchiesta: l’imprenditore incontra l’ingegnere a Messina, dove avrebbe pagato l’albergo dove il funzionario era ospitato, tanto da fornire tutti i dati per l’emissione della fattura: “Per questa notte?”, “Sì, abbiamo disponibilità – aveva risposto l’addetto alla reception – e il costo è di 88 euro più la tassa di soggiorno. Nome?”. “Micali, eeeee…ingegnere Teresi”. “Pagherà lei?”, “Sì, sì”
L’indomani, l’imprenditore e il funzionario sono stati immortalati mentre cenavano insieme e “a conferma dell’accordo collusivo – si legge nell’ordinanza – il funzionario pubblico dichiara di fare gli interessi dell’impresa di Micali nella redazione del verbale di consegna provvisoria”. A dimostrare ciò, l’ennesima conversazione captata dalla polizia: “Glielo dico io – diceva Teresi – sto parlando da impresa Ecol 2000-Micali, sto facendo gli interessi dell’imprenditore inquesto momento”. E il contratto per l’inizio dei lavori era stato firmato los corso novembre, dopo una serie di interminabili stop alla procedura. Alla cerimonia di consegna dei lavori aveva partecipato proprio Micali, adesso finito in carcere. Il funzionario è invece ai domiciliari.