PALERMO – Una conferma, l’ennesima, e tanti spunti investigativi nuovi. Dopo l’arresto è stato convalidato anche il sequestro del materiale trovato addosso a Giovanni Luppino, l’autista di Matteo Messina Denaro.
La conferma riguarda il foglio dattiloscritto: “Per prenotazioni e comunicazioni clinica La Maddalena”. E poi i numeri del centro medico dove sono entrambi stati bloccati e arrestati. Lunedì scorso erano all’interno di una Fiat Bravo bianca, parcheggiata nella stradina che costeggia la struttura sanitaria in via San Lorenzo a Palermo (IL VIDEO DELL’ARRESTO).
Al giudice, che ha bollato come inverosimile il suo racconto, ha detto che lunedì mattina Matteo Messina Denaro, o meglio Francesco, perché così gli era stato presentato, gli aveva chiesto occasionalmente un passaggio per andare in clinica. Ed invece dal biglietto emergerebbe un suo precedente coinvolgimento nelle cure del latitante.
Nomi e numeri
Sotto sequestro sono finiti due cellulari e pizzini; ventidue fogli manoscritti, zeppi di numeri di telefono; sigle (sono nomi in codice?), ma anche nomi e numeri di medici; post-it, 200 euro, la foto di una donna, biglietti da visita. Ci sono anche dei riferimenti alla riparazione di una Giulietta, e cioè la macchina usata dal latitante scovata dagli investigatori.
Ed ancora degli appunti, il cui contenuto al momento è incomprensibile. Era certamente il portafogli di un uomo non ordinato, ora tocca agli investigatoti fare lo screening del materiale nella speranza che serva a ricostruire la vita le abitudini del latitante.
Luppino è stato l’accompagnatore fidato del padrino. Non si può escludere che alcuni di quei numeri facciano parte della rete di contatti del latitante.
“Rete di protezione”
Un materiale copioso che va sequestrato perché, secondo la Procura, “è indispensabile al fine della prosecuzione delle indagini per finalità probatorie trattandosi di beni rinvenuti nella disponibilità dell’autista e accompagnatore personale del noto capo mafia latitante da 30 anni e dovendosi sui beni in sequestro procedere a tutti gli accertamenti anche di tipo tecnico utili a consolidare elementi di prova a carico nelle indagini in corso sul predetto latitante nonché sulla sua stessa ‘rete di protezione’ che ne ha di fatto garantito la latitanza”.