PALERMO – Inseguito, minacciato, offeso, pestato a colpi di catena, investito con un scooter. È un’escalation di violenza e odio razziale nei confronti di un senegalese quella ricostruita dai poliziotti del commissariato “Centro”. Qualcuno, pochi giorni fa, secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, ha creduto che il colore bianco della propria pelle lo autorizzasse a infierire contro un ragazzo. Un “negro di m…”, così lo hanno definito.
“Negro di m…”
Tre persone sono state arrestate (tutte con precedenti penali per reati contro la persona), altre sette o forse più sono ancora da individuare.
Il 2 luglio un giovane senegalese stava percorrendo a piedi via Beati Paoli, al Capo. È lui a denunciare che una macchina, una Mini Cooper di colore rosso, sfrecciando ad alta velocità ha rischiato di travolgerlo. Il giovane ha protestato. La riposta non faceva presagire nulla di buono. “Che c… ci guardi, noi siamo palermitani, negro di m… guarda che se voglio ti trovo a Ballarò”, avrebbe urlato Claudio Lucania, uno dei tre arrestati (il racconto della vittima a Livesicilia).
Colpi di catena
Che poi sarebbe sceso dalla macchina, lo avrebbe scaravento per terra e iniziato a colpirlo con calci e pugni. Non finisce qui. Roberto Ventimiglia (il secondo arrestato), in sella a uno scooter Honda Sh, lo avrebbe prima travolto e poi colpito con una catena. Il senegalese si sarebbe rifugiato all’interno di un portone in via Judica mentre un gruppo di persone incitava Lucania: “Lo devi ammazzare”.
Minacce dopo la denuncia
Due giorni dopo, il 4 luglio, il senegalese ha presentato una denuncia alla polizia. La notizia è arrivata alle orecchie di Roberto Ventimiglia. È quest’ultimo che sarebbe andato sotto casa della vittima: “Perché hai preso il numero di targa della moto?… perché hai fatto la denuncia alla polizia?… ti avevo detto di andartene”.
Il testimone e la foto su Facebook
Assieme a lui ci sarebbe stato Roberto Salvatore Ventimiglia, il terzo arrestato: “Vieni con noi che ti facciamo vedere come funziona a Palermo”. Per fortuna c’era un testimone che ha indirizzato le indagini dei poliziotti. Conosceva il proprietario della macchina, Lucania, che su Facebook postava una foto a bordo della sua Mini Cooper. E così è stato convocato.
La difesa
Ai poliziotti ha detto di non avere fatto nulla di male, non correva in auto e non ha investito il senegalese che lo ha insultato. A quel punto è nata una colluttazione e sono intervenute altre persone che non conosce. Gli agenti, però, hanno recuperato le immagini di una telecamera. Verrebbe confermata la ricostruzione della vittima e del testimone. Non è l’unico che ha visto qualcosa. Un’altra persona ha assistito alle minacce subite dal senegalese dopo avere presentato la denuncia. Ha preso il numero di targa del motorino. È intestato alla sorella di Roberto Ventimiglia. I tasselli investigativi vengono ricomposti nella richiesta di arresto avanzata dal pubblico ministero Giorgia Spiri e accolta dal giudice per le indagini preliminari Lirio Conti.