PALERMO – C’è solo una cosa che non puzza, anche se nascosta in mezzo alla spazzatura in Sicilia: i soldi. Il mezzo milione di euro in contanti che gli investigatori hanno dissotterrato nella discarica dei Leonardi alle porte di Catania profumava di tangenti, di soldi passati sotto banco agli amministratori pubblici preposti al controllo.
Non puzzava quel tappeto di centinaia di migliaia di euro a nessuno. Agli amministratori compiacenti, ai politici, agli amici degli amici, in una delle tante discariche gestite da privati. La regola in Sicilia: i privati, pochi e potenti, incassano, con i rolex brillantati al polso e il pubblico paga.
Comuni in ginocchio
Pagano i Comuni anche con soldi che non hanno, pagano per evitare che le strade siano invase dalla monnezza, mentre proliferano le discariche abusive. Una fortuna per chi gestisce gli appalti dei rifiuti, ogni collinetta di monnezza rappresenta un “extra contratto” da quantificare, un “di più”, sempre pagato dall’ente pubblico.
Imprese con migliaia di dipendenti, con una potenza economica che fa invidia anche ai signori in doppiopetto della sanità. Dentro, tra gli arruolati dei rifiuti, ci finisce di tutto, dai galoppini elettorali ai rampolli delle famiglie mafiose, le assunzioni passano sempre dai politici, che consigliano e ottengono fondi per la campagna elettorale.
I nuovi feudatari tra la monnezza
E così, mentre un tempo i feudatari siciliani si aggiravano tra i campi di grano, oggi numerosi politici si riempiono i polmoni di potere passeggiando tra la spazzatura.
La capitale siciliana, culla di millenni di storia, cuore pulsante della politica regionale e spesso nazionale, è un’immensa discarica a cielo aperto. Le cronache estive, intarsiate tra i proclami della cosiddetta “ripartenza dopo il covid” e la “visione” del sindaco Leoluca Orlando, hanno il sapore del bollettino di guerra.
Si va dalle trecentomila tonnellate di monnezza per le strade, sì, 300milioni di chili, alla gente costretta a scappare di casa, in piena notte, per l’incendio di una montagna di rifiuti.
I rifiuti come gli alberi
Difficile dire se ci siano più forestali o netturbini in Sicilia. Di fatto i soldi non bastano mai, per pagare gli stipendi degli “assunti”, per pagare gli straordinari, per pagare la Tari, che in Sicilia ha il record di evasione.
L’unico flusso che non si arresta è quello delle tangenti, che portano dritto nelle discariche, con funzionari arrestati e condannati, stesso discorso per gli imprenditori. A Palermo, come a Catania, come nel resto della Sicilia, nell’agrigentino per esempio, dove è più salutare gestire la monnezza che “pedalare”, anche con biciclette senza fabbrica.
La bomba
Nei cassonetti, a Palermo, può finirci di tutto, da una bomba a mano sovietica con innesco e il rischio che esploda un quartiere, alla miriade di ingombranti che rappresentano, con una muraglia di 700 metri, il biglietto da visita della città, arrivando dall’autostrada. Bisogna guardare a destra e poi inorridirsi, prima di entrare nella capitale siciliana. Sempre che sia possibile riuscire a raggiungere il luogo desiderato, in tempo.
L’indole di molti siciliani
No, stavolta non è colpa della mafia, di Matteo Messina Denaro. Bisogna guardarsi allo specchio per comprendere come sia possibile che quasi tutte le spiagge si trasformino in un posacenere. Se nell’Etna patrimonio dell’Unesco, ci siano più discariche abusive che colate laviche, tanto che l’agguerrito presidente dell’Ente parco (per ogni montagna c’è un ente in Sicilia, per ogni bosco un plotone di forestali, per ogni cassonetto un pugno di netturbini), ha dovuto piazzare le telecamere nascoste.
A Palermo anche i cittadini dei Comuni limitrofi vengono a conferire, le multe non bastano mai, ogni tanto arriva un comunicato stampa. E adesso che stanno per riaprire le scuole, sono già pronte le proteste dei genitori che scaricano il pacchetto o il divano la sera prima e il giorno dopo non riescono a transitare sul marciapiede. Ma nel mezzo c’è gente disperata, ci sono siciliani che non accettano quello che ogni giorno avviene in questa splendida terra. C’è chi vuole Selvaggia Lucarelli sindaco di Noto, chi la acclama, molti la contestano per i suoi toni.
E sì, la Sicilia non è solo monnezza, bisogna sempre ricordarlo. Solo che adesso, prima di tornare a godere appieno delle bellezze siciliane, bisognerebbe eliminarla questa monnezza. E mandare a casa i feudatari del mondo politico che hanno costruito le loro fortune, sulle rovine di questa terra.
Grazie Selvaggia Lucarelli e scusaci se quella che hai visto, senza ospitalità, piena di spazzatura, non è la Sicilia che abbiamo nel cuore. Scuse che vanno anche ai milioni di turisti che hanno notato le stesse cose e sofferto: tornate tra qualche anno, lotteremo per fare cambiare ogni cosa.