Sarebbero andati per fregare ma sono stati loro a essere gabbati. È la storia di due nigeriani, marito e moglie, che hanno denunciato per estorsione tre loro connazionali. Dal 2003 al 2006 avrebbero pagato un pizzo di 400 euro al mese. Cifra lievitata a 500 che, somma oggi somma domani, è arrivata fino a un debito da 5 mila euro che i presunti estorsori si sarebbero dimostrati disponibili a ridurre fino a 2 mila. Solo che Idosa Kinday, Ellisa Osaro e Lawrence Funke sono stati assolti. Il collegio presieduto da Vittorio Alcamo ha anche trasmesso gli atti alla procura della Repubblica di Palermo. Ora i due denuncianti rischiano una incriminazione per calunnia. Se non addirittura peggio.
La vicenda da cui è scaturito il processo nasce da una furiosa lite scoppiata il 9 gennaio 2007 a causa della richiesta di denaro degli imputati che sarebbero arrivati a minacciare di morte i coniugi. Questo avrebbe fatto scattare la denuncia. Ma il processo ha fatto emergere altro. I tre imputati, infatti, hanno sostenuto che in realtà quello pagato dai coniugi nigeriani fosse la restituzione della somma di denaro – 40 mila euro – che i tre avrebbero pagato per far giungere in Italia un loro conterraneo. Ma il migrante si è fermato in Egitto perché è stato arrestato. Quella dei coniugi sarebbe una denuncia falsa, fatta proprio per non continuare a pagare i tre imputati, anzi, per dar loro una lezione.
E la conferma avviene anche da un reverendo di una chiesa frequentata dalla comunità nigeriana. Sembra che i due ne abbiano parlato ad altre persone, sottolineando che la loro denuncia avrebbe rappresentato una lezione per i tre. L’accusa, rappresentata dal pm Carlo Lenzi, ha comunque posto in evidenza come, a prescindere della causa dei contrasti sorti, gli imputati abbiano usato violenza e minacce nei confronti dei coniugi con richieste più che pressanti. Poi “non c’è nulla in atti che possa avvalorare la tesi che i soldi siano stati indebitamente prestati per un illecito” dice il pm chiedendosi come avrebbero potuto i due coniugi rivolgersi a carabinieri e polizia se avessero un qualunque ruolo nell’immigrazione clandestina. Per questo ha chiesto per gli imputati pene dagli 8 anni e 6 mesi ai 6 anni e 6 mesi. Ma la corte ha dato ragione agli imputati, difesi dall’avvocato Marco Manno. Per quanto riguarda i due coniugi, la parola torna agli inquirenti.