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Sempre meno occupati | La Sicilia resta indietro

Il tasso di occupazione scende mentre quello di disoccupazione cresce. Il commento della Cgil.

DATI ISTAT
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In Italia l’occupazione cresce ma in Sicilia cala. Nel Paese nel IV trimestre 2018 si sono infatti registrati +86 mila occupati rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, mentre in Sicilia c’è stato un calo di 26 mila unità. Sono i dati dell’ultima rilevazione Istat diffusi e commentati dalla Cgil regionale con il segretario generale Michele Pagliaro. “Mi sembra una drammatica conferma – dice Pagliaro – di una situazione che continua a peggiorare, in assenza di interventi per lo sviluppo e il lavoro. Anche la dinamica per settore – aggiunge – conferma la pericolosa caduta dei settori produttivi, segnatamente dell’industria settore lasciato a se stesso e ai propri problemi”.

Dai dati Istat si evince infatti che gli occupati nell’industria in senso stretto diminuiscono nel IV trimestre 2018 rispetto al IV trimestre 2017 di 10 mila unità. Stabile il lavoro nelle costruzioni (84 mila occupati) mentre i servizi perdono 19 mila occupati con l’eccezione del comparto commercio, alberghi e ristorazione che registra un incremento di 4 mila unità. Cresce anche l’agricoltura con +2.000 occupati”.

In questo contesto il tasso di occupazione scende dal 40.9% al 40,4% mentre quello di disoccupazione cresce passando dal 21,4% al 21,7%. Gli inattivi sui confermano nel numero di 1.564.000 unità mentre tra i disoccupati, in numero stabile rispetto alla rilevazione del 2017 (375 mila unità), aumentano di 6.000 unità le donne a fronte di un analogo calo del numero dei maschi”.

“Anche quest’ultimo dato – osserva Pagliaro – mette in evidenza un mercato del lavoro dove a soffrire di più sono i soggetti più deboli. Non bastano questi numeri a fare comprendere che occorre cambiare rotta? Il governo nazionale non può pensare di abbandonare il Mezzogiorno – sottolinea il segretario della Cgil – soprattutto mentre si innescano processi come quello dell’Autonomia differenziata che potrebbero incidere pesantemente sui diritti universali delle persone. Ma anche il governo regionale non può continuare a galleggiare sui problemi – conclude – senza dare alcun segnale in direzione dello sviluppo”.


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