Sensale e mediatore dell'architetto | Il consigliere “chiedeva il pizzo” - Live Sicilia

Sensale e mediatore dell’architetto | Il consigliere “chiedeva il pizzo”

A Santa Flavia, Salvatore Martorana fa il consigliere comunale, eletto nel 2012 in una lista civica.

Il blitz antimafia Panta Rei
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PALERMO – Salvatore Martorana di mestiere fa il mediatore immobiliare. Nei paesi siciliani si chiamano sensali. E in un paese, a Santa Flavia, Martorana vive e fa il consigliere comunale di minoranza. È stato eletto nel 2012 in una lista civica. Da oggi è agli arresti domiciliari su disposizione del giudice per le indagini preliminari Filippo Serio assieme ad alcuni esponenti dei clan mafiosi di Bagheria e dintorni. Ha festeggiato il compleanno ieri. I settant’anni appena compiuti gli hanno evitato il carcere.

I carabinieri hanno ricostruito il suo ruolo in una vicenda estorsiva ai danni di un costruttore, “costretto” a pagare 20 mila euro per avere il via libera all’acquisto di un terreno su cui realizzare degli immobili. Per la stesso episodio, nel dicembre scorso, è finito in cella l’architetto Salvatore Scardina. Quest’ultimo in passato è stato un professionista fidato del capomafia Leoluca Bagarella, il cognato di Totò Riina. Scardina, finita di scontare una condanna a otto anni, era tornato a fare l’architetto, dopo avere ottenuto la riabilitazione dal Tribunale di Sorveglianza. Non in Sicilia, ma a Roma. A Santa Flavia, però, tornava spesso. E di lui tutti avevano un grande rispetto. Rispetto “mafioso” secondo i pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli.

Il pentito Sergio Flamia su Scardina dice che era “un influente e carismatico uomo d’onore bagherese che, seppur non ricoprendo cariche formali, era in grado di gestire autonomamente dinamiche mafiose anche di alto profilo, senza l’autorizzazione dei vertici operativi che via via si succedevano alla guida del mandamento di Bagheria”.

La sua autonomia lo avrebbe portato a gestire in maniera riservata l’estorsione ai danni del costruttore, con la collaborazione di Martorana. A ricostruire la faccenda è stato lo stesso imprenditore: “Martorana mi disse che i soldi non erano una mediazione, ma una messa a posto per non avere problemi in futuro”. E aggiunse che “dietro di lui c’era un personaggio autorevole che mi indicò in Scardina. Ho consegnato a Martorana 20 mila euro in contanti nel mio ufficio a Santa Flavia e in più soluzioni.

Ad un certo punto, però, in ufficio arrivò il boss di Bagheria, Antonino Zarcone. Pretendeva la messa a posto e cadde dalle nuvole quando l’imprenditore gli disse che aveva già dato i soldi a Martorana. E così Zarcone li convocò entrambi: l’imprenditore e Martorana. Il consigliere comunale negò di avere imposto la messa a posto. La sua era stata solo una mediazione. Zarcone non gradì, ma era a conoscenza, così sostengono gli investigatori, dell’autonomia di intervento riconosciuta a Zarcone. Il risultato fu che il giovane boss, che si sarebbe poi pentito confermando il racconto dell’imprenditore, non chiese la restituzione di un solo euro indietro a Scardina e, invece, impose al costruttore di sborsare altri quindici mila euro. Soldi che la vittima non pagò perché nel frattempo Zarcone fu arrestato.


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