PALERMO – “Ma quale patto dei ricci, io ho mangiato linguine all’arrabbiata”. Rosario Crocetta prova ad alleggerire i toni. A svelenire il clima nella sua maggioranza, incattivito dalle ipotesi di rimpasto, dalle trattative sui posti in giunta, dalle minacce dello stesso presidente di fare di testa propria. Crocetta è nella sua stanza di Palazzo d’Orleans. Fuori dalla porta molti assessori pronti a lasciare il suo governo. C’è Dario Cartabellotta e Ester Bonafede. Poi arriverà anche Nicolò Marino. “Ho dormito poco, sono andato a letto alle cinque”.
Come mai, presidente? Brutti pensieri?
“No, ho lavorato al programma da presentare ai partiti per la sottoscrizione di un nuovo patto politico. Un piano che avrà come fulcro il lavoro e lo sviluppo, la riduzione delle tasse, la lotta alla mafia, la rivoluzione del settore della Formazione, il salario minimo garantito per i più poveri”.
Tutto molto bello. Ma sa bene che questo passa da un’intesa con i partiti che la sostengono.
“Certo, e infatti io invierò il mio programma, via email, spero già questo week end alle forze politiche alleate”.
Facciamo il punto, dopo i tanti incontri di ieri. Tutto chiarito con l’Udc?
“Tutto chiarito. Ho anche fatto pace con Patrizia Valenti”.
Non si era rotto il rapporto fiduciario?
“Si è trattato di un equivoco. E io non conosco l’odio”.
L’Udc però ha nel frattempo “scaricato” gli assessori Cartabellotta e Bonafede. Dobbiamo già considerarli fuori dai giochi in vista del prossimo governo?
“Le dico la verità. Nei dialoghi con l’Udc non è mai stato affrontato questo argomento. Abbiamo invece chiarito quali sono i paletti entro cui ci muoveremo. E lì c’è l’accordo”.
Vale a dire?
“Nè deputati, né ex deputati in giunta”.
Avete anche trovato l’intesa sui numeri?
“Non dobbiamo far scadere questo dibattito a una semplice questione di numeri. Io ho indicato la strada: si parte dal patto orirginario tra Pd, Udc e Megafono. Loro devono essere presenti in giunta. E a proposito del Megafono vorrei aggiungere che io faccio parte di quel movimento. Non abbandonerò mai la gente, i giovani che hanno creduto in questo progetto”.
Bene. Si parte dal “tridente” iniziale. Ma poi bisognerà fare spazio alle forze che si sono formate nel corso della legislatura, come lei ha annunciato varie volte.
“Prima sottoscriveremo il patto tra le forze che mi hanno sostenuto fin dall’inizio. Poi penseremo all’allargamento della giunta. Al di là delle polemiche non posso non fare una distinzione tra chi mi ha sostenuto fin dall’inizio e chi, magari, non ha nemmeno votato per me”.
Ma che adesso sostiene il suo governo, fa parte della sua maggioranza.
“E infatti a loro, e mi riferisco ai Drs e ad Articolo 4 garantiremo l’ingresso in giunta. Ma voglio chiarire una cosa”.
Cosa?
“Nessuno provi a forzare sui numeri. Perché la vicenda che riguarda la ricostituzione della giunta apparirebbe solo come una questione di poltrone”.
Lei si riferisce al fatto che Articolo 4 insiste per avere due assessorati, considerata la crescita numerica del gruppo a Sala d’Ercole?
“Io non mi riferisco a tutti e a nessuno. Ma voglio solo chiarire un concetto: io non posso tutte le volte rivedere la composizione del governo sulla base dei cambiamenti che avvengono a Sala d’Ercole, altrimenti mi troverei, tra sei mesi, a cambiare nuovamente esecutivo”.
Invece con i Drs di Cardinale sembra andare maggiormente d’accordo. Ieri addirittura a cena. Presenti anche Cimino, Gianni e Venturino. Però pare che anche lì qualche mal di pancia ci sia. Forzese ha lasciato il ristorante un po’ prima degli altri…
“Credo che lì il tema sia legato ala scelta del nome da proporre. E non è un problema mio, ma tutto interno a quella forza politica. Fiumefreddo? Non sono certamente io a porre un veto, mentre il nome di Maurizio Croce credo fosse stato proposto nel caso in cui la delega assegnata fosse stata quella dell’Energia”.
Ma lì ha deciso di tenere la casella per sé.
“E sarà così. All’Energia sceglierò io”.
Sullo sfondo, ma nemmeno tanto, il ruolo del suo partito. Lì la questione sembra persino più complessa. E si intreccia, infatti, anche con le elezioni europee…
“Io col mio partito non ho alcun problema. Anzi, le dico di più. Per me la partita del rimpasto si può chiudere prima o dopo la presentazione delle liste. Decidano loro”:
Invece in tanti pensano che il rimpasto sia legato molto ai destini di un aspirante candidato, il senatore Lumia. E che lei spingerebbe molto per quella candidatura.
“Sono il presidente della Regione. E in questa veste, a me interessa solo la composizione della giunta”.
E allora indossi le vesti del dirigente del Pd…
“Da dirigente del Pd mi auguro che Beppe Lumia sia candidato. Non è un mistero per nessuno. E sarebbe un bene per i Pd. Quella candidatura rafforzerebbe molto la lista del mio partito. Senza Lumia, il Pd rischia di non fare eleggere nemmeno un siciliano”.
Ma la direzione regionale su questo punto ha deciso. Lei era sicuro che i rapporti col nuovo segretario sarebbero stati più sereni rispetto a quelli con Lupo. Ma forse è stato un po’ ottimista. Pochi giorni fa, Raciti l’ha anche accusata di decidere sulla base degli interessi del suo ‘cerchio magico’…
“E quale sarebbe questo cerchio magico? O le chiedo, nel Pd non ha cerchi magici? Mi divertirei io a disegnare i cerchi magici del mio partito. Magari partendo da Messina… Io credo che da dirigente del partito abbia diritto a dire la mia. Poi il partito deciderà, e io ne prenderò atto. Da presidente della Regione, invece, voglio dire chiaramente, e non solo al Pd: non accetterò aut aut di nessuno. Dialogherò con tutti, ma nessuno pensi di mettermi all’angolo. Sarebbe un golpe”.
Però il suo partito potrebbe decidere di non confermare, nella compagine di governo, Nelli Scilabra, uno degli assessori da lei maggiormente apprezzati.
“Posso solo dire che si tratterebbe di un gravissimo errore politico. E posso certamente annunciare che del mio governo non farà mai parte gente che ha avuto a che fare con la gestione fallimentare e clientelare dela Formazione siciliana”.
Si aspettava, invece, dopo le polemiche dei mesi passati, questa “sintonia” col dirigente nazionale del suo partito Davide Faraone?
“Non riduciamo tutto a una questione ‘personale’. Faraone non rappresenta solo se stesso, ma la visione della segreteria nazionale del partito”.
E a Roma vogliono Lumia in lista.
“Sono d’accordo con loro”.
Ma in Sicilia non ne vogliono sapere.
“Facciano come vogliono. Ma se perderanno le elezioni, non vengano a dire che la colpa è mia…”