PALERMO – La Direzione investigativa antimafia (Dia) di Trapani ha sequestrato beni per circa mezzo milione di euro ai figli e alla moglie di Mariano Agate, boss mafioso di Mazara del Vallo deceduto nel 2013. Il provvedimento è stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, presieduta da Daniela Troja, su proposta del direttore della Dia che ha applicato la norma del Codice antimafia che consente di sequestrare i patrimoni illecitamente accumulati dai mafiosi anche dopo la loro morte.
Agate, detto il “Papetto” (il piccolo Papa) è stato uno dei più pericolosi boss mafiosi siciliani, condannato per traffico di droga, associazione mafiosa, omicidi (tra questi quello di Giangiacomo Ciaccio Montalto e la strage di Capaci). Alleato dei corleonesi, Agate aveva garantito la latitanza a Salvatore Riina, al quale aveva anche fornito i documenti con il nome di Giuseppe Bellomo, agricoltore, cugino di Agate.
Tra i beni sottoposti a sequestro, una villetta nel villaggio turistico Kartibubbo di Torretta Granitola, a Campobello di Mazara (TP), che Agate aveva ricevuto in regalo negli anni Settanta dal faccendiere mafioso Vito Roberto Palazzolo a conclusione dell’operazione immobiliare gestita da Cosa nostra di Mazara del Vallo che portò al passaggio di proprietà del complesso turistico da investitori stranieri al costruttore di Monreale (PA) Calcedonio Di Giovanni. L’immobile non è mai stato intestato ad alcun componente della famiglia Agate, ma quando nel 2014 gli uomini della Dia di Trapani fecero irruzione nel villaggio vi trovarono ospiti dei figli di Mariano Agate, i quali riferirono di aver sempre utilizzato quella villa senza aver mai saputo chi fosse il proprietario e senza aver mai pagato le utenze. Sequestrato anche un appartamento a Mazara del Vallo che una figlia del boss avrebbe acquistato utilizzando i cospicui stipendi che le venivano elargiti, a fronte di una vaga attività di collaborazione, dalla Calcestruzzi Mazara spa, oggi definitivamente confiscata e simbolo del potere di Agate.