E adesso come si fa? Come si fa a separare la politica buona dalla politica così così, quelli che sono qui perché ci credono, da quelli che sono qui magari pure perché ci credono, ma a corredo della fede, avranno – chissà – altre robuste motivazioni, a prescindere dai soggetti della recita? Chi è tanto rabdomante da scovare l’acqua pura a filo di bacchetta, nel cuore della Palermo profondissima, stesa sotto le nuvole di una borgata in pena?
Qui, davanti alla chiesa di Vergine Maria, dove alcuni, non pochi, non tanti, si sono radunati per esprimere solidarietà a Settimo Trapani, impelagato di recente nella pania mediatico-giudiziaria, con grande dolore dei suoi compagni di viaggio. Doveva essere fiaccolata. A gravare il carico ci si è messa la pioggia cattiva. Niente luci nella sera, solo uno sventolio colorato di striscioni.
Settimo, chi era costui? Non un volto nuovo. Biografia minima. Eletto consigliere alla settima circoscrizione con Forza Italia. Cambio di casacca. Ora è un uomo forte del Pd, per la precisione: il candidato presidente dei democratici. Le cronache lo descrivono come lontano aiutante di campo di Franco Mineo. E basta il cognome. L’inghippo starebbe in una presunta storia di malversazione che avrebbe tra i protagonisti proprio il ras delle votazioni Mineo. Una vicenda tutta da vedere di soldi che sarebbero finiti nelle sacche della campagna elettorale e non alle famiglie della zona. Lui, Settimo, in corsa per la presidenza, ha sempre negato ogni accusa. E si è dichiarato “vittima di Mineo”.
Adesso c’è la gente in piazza, nella sua borgata – e chi se ne frega dei goccioloni in caduta libera – per rassodare un legame antico di mutuo soccorso. Il problema sta nel confine. E’ tutta davvero sostanza non inquinata, scaturita dal legittimo rapporto di convenienza che corre tra un rappresentante del popolo e il suo elettorato nel nome dell’interesse comune – secondo il dettato un po’ complesso del libro di educazione civica sfogliato alla scuola media – o c’è qualcosa di più?
Settimo Trapani c’è, in carne e ossa e maglioncino. Stringe mani. Sorride. Non parla: “No, oggi i protagonisti sono loro. Sono loro che chiariscono chi sono io”. E allarga le braccia per comprendere i convenuti in una sorta di benedizione. Loro. Donne di mezza età, signore più in là negli anni. Qualche giovanotto che distribuisce santini per le urne. Una spolveratina di anziani. Un mazzetto di consiglieri di circoscrizione. E, sotto una tettoia, davanti alla chiesa, un gruppo di silenti spettatori, non meglio identificati.
C’è Gisella che poserebbe l’anima sul fuoco per “Il nostro Settimo”. Sciorina un gonfalone domestico della borgata. E spara frasi infervorate come una macchinetta: “Sostegno per Trapani che ha messo la faccia contro la mafia”. C’è un ragazzo adulto con una fazzoletto tricolore al collo: “Abbiamo portato avanti battaglie a non finire con Trapani. E non in via Libertà. Fianco a fianco, in prima linea. Siamo stati abbandonati dai politici”. Tocca, in successione, ai consiglieri o aspiranti tali. Rosario Arcoleo, capogruppo del Pd nella circoscrizione: “La politica la facciamo quartiere per quartiere. Come è possibile tenersi lontano dalle frequentazioni pericolose? Contattando persone di cui ci fidiamo”. E’ piena campagna-safari a caccia di preferenze. Nelle periferie va in mostra l’abusato show dei pacchi di pasta e dei buoni di benzina. Pasolinianamente, non abbiamo le prove e sappiamo che è così. Il consigliere Arcoleo offre la sua ricetta: “Ci sono associazioni che si occupano di distribuzione. Sarà tutto bloccato per due mesi. Noi non diamo viveri a scopo elettorale”. Non c’è solo il rappresentante dei democratici a reggere la fiaccola – metaforica dato il maltempo – della vicinanza. Rosolino Lo Cicero si candida alla circoscrizione per Futuro e Libertà: “Sono qui perché conosco Settimo da tanto. E’ un uomo onesto”. E torna il sostantivo cardine del racconto: l’abbandono. “Sì, c’è abbandono”.
Ma adesso è quasi festa. La solitudine appare rarefatta nella celebrazione dell’orgoglio borgataro tra santini, occhiate degli sconosciuti silenziosi che non partecipano e striscioni con la Vergine Maria. Giusi si appassiona: “Abbiamo fiducissima in Settimo Trapani. Non vogliamo che estranei comandino a casa nostra. Settimo sarà il primo”. E’ uno slogan perfetto. E’ l’eco che risuona nella sera di Palermo. Ci sono le nuvole, cade la pioggia. Non c’è nemmeno una fiammella accesa.