Sgarbi che ama solo provocare | Ma la mafia è una cosa seria - Live Sicilia

Sgarbi che ama solo provocare | Ma la mafia è una cosa seria

Basterebbe ricordarsi che la Sicilia non è un palcoscenico.

Il commento
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Vittorio Sgarbi, assessore regionale ai Beni Culturali di fresca nomina, non cerca altro: vuole che ad ogni sua sparata accada proprio ciò che sta accadendo: una bipartisan levata di scudi con annessa irrefrenabile indignazione planetaria. Bingo.

Lui finora, diciamo la verità, non ha certo vissuto delle sue innegabili qualità di critico d’arte, quanto piuttosto delle sue urla preparate in anticipo, da consumato e acculturato attore di teatro di piazza. Così è diventato famoso. Qualche volta, riconosciamolo, ha avuto ragione nella sostanza ma tanti di noi spesso, nella vita, hanno avuto ragione nella sostanza, senza mortificare all’inverosimile le persone che accennano a pensarla diversamente. In questo caso – nella polemica delle dichiarazioni su Di Matteo – sia chiaro, non ha affatto ragione, come, in generale, non ha avuto ragione quando si è preso la libertà di discettare di mafia. Chiunque può criticare un magistrato, ci mancherebbe, c’è pure chi ha espresso legittimamente non poche riserve sulla fondatezza del processo riguardante la presunta Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa Nostra, in cui Di Matteo è da tempo impegnato sul banco dell’accusa, ma arrivare a sostenere che Nino Di Matteo abbia beneficiato delle minacce di Totò Riina è un azzardo pericoloso.

Beneficiato, verrebbe da chiedergli, in che modo? Intende forse riferirsi al rafforzamento delle misure di tutela che lo hanno ridotto a un prigioniero seppure incolpevole? Intende forse riferirsi alle cittadinanze onorarie di cui è stato insignito? Cavolo, bella soddisfazione. Oppure? Non risultano certo gratifiche di carattere economico, non gli è stato aumentato lo stipendio, né risultano lauti appannaggi in cambio della sua presenza nelle manifestazioni in cui viene invitato a parlare del cancro ancora vivo della mafia.

Probabilmente, invece, il pensiero sgarbiano si riferisce a una possibile carriera politica del noto magistrato. Bene, a parte il fatto che non sappiamo cosa Di Matteo deciderà in proposito, crede Sgarbi che le sentenze di morte emesse dai boss decadano in caso di cambio di divisa del “condannato”? La drammatica storia di Giovanni Falcone non ha insegnato nulla?

In conclusione, non credo si debba chiedere a gran voce al presidente Nello Musumeci di disfarsi dello scomodo neo assessore con vocazioni “scespiriane”. A Sgarbi, a lui sì, piace trasformarsi in martire. Immagino sia più opportuno solamente ricordare a Sgarbi che la Sicilia è una terra tragica, non un palcoscenico su cui esibirsi nel gioco “a chi la spara più grossa”, che il governo regionale non è il “Maurizio Costanzo Show” e che la mafia è, purtroppo per noi, una realtà ancora maledettamente seria.

 

 

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