PALERMO – Prima dell’addio di Vittorio Sgarbi c’è un “piccolo ricatto” da 39 milioni di euro verso Musumeci. Nei giorni del duello a distanza con il governatore, il critico d’arte scherzava così con i giornalisti che gli chiedevano i tempi delle sue dimissioni da assessore ai Beni culturali della Sicilia. Parole sibilline seguite da una data: “Il 27 marzo arriva un mecenate che porterà 39 milioni per Selinunte. Con chi tratterà se me ne vado? Fossi Musumeci aspetterei”. Il “ricattino” di Sgarbi, ormai in rotta con il presidente della Regione, ruota attorno alle risorse che servirebbero per portare a termine un’idea non nuova e che da tempo divide studiosi e appassionati di archeologia: la ricostruzione parziale del Tempio G di Selinunte, di cui oggi restano soltanto le rovine nel parco archeologico della cittadina trapanese.
All’indomani delle elezioni regionali Sgarbi ha tirato fuori dai cassetti un vecchio progetto di qualche anno fa: il calendario era quello del 2011 e con la regia dell’allora Provincia di Trapani lo scrittore e archeologo Valerio Massimo Manfredi si lanciava in un accurato studio culminato con la realizzazione di un modello ligneo tridimensionale in scala del tempio. I rilievi grafici sui blocchi delle colonne crollate e gli studi sulle fondazioni da parte degli esperti dell’Università di Urbino furono considerati la base per un progetto che in gergo tecnico viene definito ‘anastilosi’: ovvero la ricostruzione dell’edificio attraverso la ricomposizione di pezzi originali della struttura antica. Il modello, che rappresentava il tempio così come era stato ideato e costruito a Selinunte alla fine del VI secolo a.c., fu realizzato grazie ai fondi messi a disposizione da Sorgente Group, società facente parte di un gruppo che opera nella finanza immobiliare internazionale e che si occupa anche di restauri. Dagli studi sulle colonne crollate e rimaste lì per secoli, emerse la possibilità di riportare in piedi l’angolo sud-est di un tempio ancora tecnicamente ‘sigillato’: quei blocchi, infatti, non sono mai stati spostati vista la loro imponenza e nessuno sa cosa si nasconda sotto.
Manfredi fu consulente dell’allora presidente della Provincia, Mimmo Turano, oggi collega di Sgarbi nella giunta Musumeci. I tre si sono ritrovati attorno allo stesso tavolo a dicembre, in una riunione al Villino Florio di Palermo a cui ha partecipato anche l’archeologo Sebastiano Tusa. Il progetto sul tavolo è quello di allora. A distanza di anni, dunque, ritorna in piedi il tentativo, da molti non condiviso, di ricostruire, almeno in parte, il Tempio G. Nel 2011 il progetto sfumò per le mancate autorizzazioni: oggi molti protagonisti sono gli stessi di quell’anno ma nulla trapela sul fantomatico “mecenate” che dovrebbe finanziare l’impresa: per convincerlo al maxi esborso Sgarbi mostrerà il lavoro fatto nel 2011. Tutto questo, naturalmente, soltanto se Musumeci deciderà di sottostare al “piccolo ricatto” del suo assessore.