Sgozzata in casa per 10 euro| Chiesta condanna a 21 anni - Live Sicilia

Sgozzata in casa per 10 euro| Chiesta condanna a 21 anni

Paolo Cartelli è accusato dell'omicidio della signorina Amalia.

la requisitoria del pm
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CATANIA. Ha chiesto una condanna a 21 anni di carcere il pubblico ministero Andrea Norzi per Paolo Cartelli, imputato per l’omicidio di Maria Ruccella, sgozzata nella propria abitazione di Vicolo Soldato Giovanni Ponturo a Calatabiano nell’ottobre del 2015. Contestate al 38enne le aggravanti dei motivi abietti, avendo agito per riscuotere un debito di 10 euro, e della minorata difesa, per aver aggredito una donna di 75 anni sola in casa. Esclusa invece, come già rilevato dal gip, l’aggravante della crudeltà. L’imputato infatti avrebbe colpito in preda ad impeto ma senza mostrare accanimento nei confronti della vittima. Riconosciute le attenuanti generiche, nonostante Cartelli abbia ritrattato la propria confessione davanti al tribunale del Riesame, visto lo stato di incensuratezza ed il deficit psichico sofferto sin dalla nascita. Prima della requisitoria l’imputato, già sottopostosi ad esame, è stato invitato nuovamente sul banco dei testimoni per consentire al procuratore aggiunto Ignazio Fonzo di procedere alla lettura delle parti contestate nella precedente udienza. A Cartelli, che ha confermato di non aver ucciso la signorina Amalia, il pm ha contrapposto la confessione resa subito dopo l’arresto.

LA REQUISITORIA. Sarebbe stato il rimorso a spingere l’imputato a confessare il proprio delitto. La paura poi di questa enorme responsabilità assuntasi e delle conseguenze avrebbe spinto Cartelli a ritrattare. Per questo, secondo il pubblico ministero Andrea Norzi, la versione fornita a caldo dopo il delitto sarebbe cambiata appena venti giorni dopo davanti ai giudici del Riesame. Ma i fatti, secondo l’accusa, sarebbero incontrovertibili, supportati anche dai risultati della scientifica. Paolo Cartelli si sarebbe recato da Maria Ruccella per chiederle 10 euro, ma più probabilmente, secondo Norzi, per rubarle. La donna però lo avrebbe minacciato e cacciato via in malo modo, come testimoniato dalle urla avvertite distintamente dai vicini di casa. A quel punto l’imputato avrebbe afferrato una bottiglia di vetro, l’avrebbe colpita alla testa e poi, con il collo rotto, le avrebbe reciso la gola. Subito dopo sarebbe fuggito dall’ingresso principale dell’abitazione, abbandonando l’arma del delitto nel cortile interno. Le impronte, le uniche, rinvenute sulla bottiglia, il sangue sui pantaloni, il dna sui mozziconi di sigaretta repertati sulla scena del crimine confermerebbero, per il pm, le responsabilià di Cartelli. Ma anche il comportamento assunto subito dopo il delitto proverebbe, secondo Norzi, la colpevolezza dell’imputato. La stessa madre si sarebbe accorta quella sera del turbamento del figlio, fino a sospettare qualcosa. Il rinvenimento degli indumenti sporchi di sangue l’avrebbe spinta ad avvisare prima la figlia e poi i carabinieri. Escluso infine dal pubblico ministero, come evidenziato dalla perizia della psichiatra Liliana Gandolfo, che il deficit intellettivo patito dall’imputato possa aver compromesso la sua capacità di intendere e di volere.

L’11 dicembre, dopo l’arringa del difensore di fiducia Lucia Spicuzza, la Corte d’Assise di Catania, presieduta da Concetta Spanto, pronuncerà la sentenza.


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