PALERMO – “I concorsi? Partiranno, come previsto. Siamo pronti invece a tagliare i posti letto alle cliniche private. E la politica stia lontano dalle aziende sanitarie e dagli ospedali”. Baldo Gucciardi tre mesi fa ha messo le mani nel calderone rovente della Sanità siciliana. Un settore che “verrà rilanciato dalle nuove assunzioni”. Un ottimismo smorzato però anche dalla Corte dei conti. I magistrati contabili hanno sostanzialmente chiesto all’assessore alla Salute: “Dove sono i soldi necessari a finanziare quelle immissioni in ruolo?”. “I soldi ci sono – la replica di Gucciardi – e sono quelli previsti dai tetti di spesa che sono stati riportati ai livelli del 2011. Entro qui limiti quindi dovranno operare le 18 aziende del sistema sanitario”.
Quante saranno, allora, queste assunzioni?
“Pensiamo che i concorsi riguarderanno tra 4.500 e 5 mila persone. Ma numeri più precisi si potranno avere solo tra un paio di settimane”.
In realtà anche il nostro giornale ha spiegato che molte di quelle che lei chiama assunzioni saranno frutto di spostamenti operati con la mobilità e di stabilizzazioni di contratti già in vigore.
“Ma questo è previsto dalla legge nazionale. Certamente seguiremo quanto è previsto dalle leggi. Ma a me questo interessa poco: il mio obiettivo è quello di riempire gli ospedali, dove mancano professionalità anche altamente specializzate. Una conseguenza dell’entrata in vigore del decreto Balduzzi, infatti, è stato il blocco delle assunzioni per quattro anni. Una decisione che, tra pensionamenti e trasferimenti, ha finito per svuotare i nostri ospedali”.
Qualcuno invece ha già visto in questi annunci l’avvio della macchina clientelare in vista delle prossime elezioni.
“Chi la pensa così sbaglia. E non si fa il processo alle intenzioni. Le assunzioni erano state già previste dalla rete ospedaliera e dalle linee guida esitate quando l’assessore era ancora Lucia Borsellino. E tra l’altro, se si considera il fatto che queste assunzioni andranno spalmate sulle 18 aziende della Sanità siciliana è evidente che stiamo parlando di poche centinaia, in qualche caso poche decine di contratti per azienda”.
Intanto, da Roma arriva una “stretta” alla spesa sanitaria: il ministro Lorenzin ha stilato un elenco di visite specialistiche che possono essere “caricate” sul Sistema sanitario. Al di fuori di quell’elenco la prestazione verrà considerata “inappropriata” e il medico rischia una sanzione. Che ne pensa?
“Credo sia giusto iniziare questa battaglia nei confronti delle visite inappropriate perché consentirebbe di ottenere dei risparmi senza operare tagli. Purché un protocollo definisca nel dettaglio le situazioni. A volte infatti può accadere che la mancata prescrizione di una visita possa innescare il ricorso del paziente che si crede danneggiato. Serve una legge, insomma, che esima il medico, in questi casi, dalla responsabilità civile e penale”.
Questi i risparmi nel settore pubblico. Ma nel privato? L’assessorato come si muoverà?
“Anche il settore privato dovrà fare dei sacrifici. E in parte li sta già facendo. Penso ad esempio ai punti nascita che devono rispettare alcuni requisiti previsti dalla pubblica amministrazione. E per adeguare le strutture in qualche caso i soggetti privati sono stati costretti a intervenire economicamente. Ma non solo”.
Cos’altro?
“Stiamo ragionando sulla possibilità di tagliare i posti letto destinati alle cliniche private”.
A proposito di punti nascita. Quelli piccoli, secondo lei, vanno chiusi o devono restare aperti? Da anni ormai si assiste a decisioni che a volte vanno in senso opposto l’una rispetto all’altra.
“Di fronte alla richiesta avanzata da Lucia Borsellino, il ministro Lorenzin ha deciso di operare una deroga sul numero minimo dei parti, solo per i punti nascita di Pantelleria, Nicosia e Corleone. Lo stesso vale per Cafalù ma solo fino al 31 dicembre 2016. Oltre a questi, molti deputati ci hanno segnalato altre situazioni, di punti nascita posti in zone in cui la viabilità è difficile anche a causa degli ultimi crolli. Così, abbiamo per il momento mantenuto aperti anche i punti nascita di Petralia, Licata, Mussomeli, Bronte, Lipari e Santo Stefano di Quisquina*, in attesa di avere un parere dal ministro, e comunque non oltre il 31 dicembre prossimo”.
Che assessorato ha trovato appena insediatosi negli uffici di Piazza Ziino?
“Certamente un assessorato che conoscevo bene, visto che sono stati tra i politici più vicini a Lucia Borsellino, che ho sostenuto in ogni momento. Per questo quando sono stato nominato ho parlato di continuità col suo operato. L’assessorato tra l’altro era a pieno regime e perfettamente funzionante, per quanto mastodontico, e anche grazie a questo sono riuscito fin da subito a dare una accelerata a piante organiche e atti di indirizzo delle aziende”.
Lei è anche un deputato regionale e un dirigente del Pd. Non ritiene che l’addio di Lucia Borsellino sia stato rimosso molto presto e facilmente anche dal mondo della politica, come se nulla fosse accaduto?
“Non credo. Ricordo che dopo quelle dimissioni fu convocata una direzione regionale del Pd che si svolse in un clima infuocato. E anche la scelta del presidente della Regione Crocetta di chiedere a quello che era il capogruppo del più grande partito di maggioranza è stato un segnale molto significativo. Tra l’altro io continuo a lavorare a stretto contatto con Lucia nella sua nuova veste di dirigente dell’Agenas. Punteremo i riflettori, anche grazie al comitato bioetico, sui casi di incompatibilità e conflitto di interessi dei manager della Sanità”.
A proposito, non crede che dopo gli ultimi scandali, penso al caso di Salvatore Cirignotta, all’arresto del primario Matteo Tutino, all’indagine sull’ex commissario di Villa Sofia Giacomo Sampieri, l’immagine della Sanità siciliana esca ancora una volta fortemente danneggiata?
“Quando ho convocato i direttori generali delle aziende, pochi giorni dopo essermi insediato, ho sottolineato proprio la necessità di dare priorità massimo all’aspetto etico di questo impegno. E ho sottolineato la condizione primaria, essenziale: la politica deve stare fuori dalle aziende sanitarie”.
Oggi ritiene che sia così?
“Per quanto mi è dato sapere, oggi non c’è alcuna interferenza. Ma sia chiaro: se dovessi accorgermi di qualche anomalia e persino di qualche atteggiamento sgradevole, ci sarà tolleranza zero”.
In questi giorni si parla tanto di un nuovo rimpasto e del varo di una giunta politica. Cosa può portare in più un deputato rispetto a un tecnico all’interno dell’esecutivo?
“Non ho mai creduto né nella taumaturgia dei tecnici né in quella dei politici. Certamente, però, un politico ha una legittimazione in più a operare, riesce a fare qualche passo in avanti che i tecnici magari non farebbero”.
Ascoltare di più, insomma, le forze politiche, i singoli soggetti. Ma se questi finissero per condizionare l’attività degli ospedali e delle aziende, come molto spesso è accaduto in passato? O magari utilizzassero la storia delle assunzioni per fini clientelari?
“Davvero dobbiamo arrenderci e pensare che in Sicilia non si possa fare una cosa normale? Io posso assicurare che starò con gli occhi non aperti, ma spalancati. E sarò il garante di quelle operazioni. Anzi, avviso fin da ora la politica: faccia un passo indietro e resti fuori dalla Sanità siciliana”.
* Nella precedente versione dell’intervista avevamo erroneamente fatto riferimento al Comune di Santo Stefano di Camastra, ci scusiamo con i lettori.