Sicilia, crescita al top in Italia e va bene anche l'occupazione

Sicilia al top in Italia per crescita del Pil nel 2023, bene anche l’occupazione

Schifani: "Ennesima conferma di una inversione di tendenza"
I DATI SVIMEZ
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PALERMO – Tra le regioni del Paese spetta alla Sicilia il primato per crescita economica nel 2023, col Pil in rialzo del 2,2% e davanti al Veneto con l’1,6%. E’ quanto emerge dal rapporto Svimez, presentato oggi.

Sicilia, i dati Svimez sull’occupazione

Anche in termini di variazione percentuale dell’occupazione, tra il 2019 e 2023, la Sicilia si piazza sul podio con il 5,2% condividendolo con la Liguria (5,2%), superata solo dalla Puglia col 6,2%. A trainare l’occupazione è stato il settore delle costruzioni, +48,1%, a seguire industria in senso stretto 13,8%, servizi 1,8% e agricoltura 0,7%.

La soddisfazione del governatore Schifani

La soddisfazione del presidente della Regione siciliana, Renato Schifani. “La crescita del Pil siciliano del 2,2% – dichiara il governatore – è l’ennesima conferma di un’inversione di tendenza che non è casuale, ma frutto del duro lavoro e delle politiche liberali che abbiamo attuato. Dati che fanno il paio con quelli già diffusi nei giorni scorsi anche da Bankitalia e Unioncamere”.

“Inoltre – prosegue Schifani – è motivo di orgoglio sottolineare come l’occupazione nel post-pandemia sia cresciuta in maniera significativa, con una ripresa più marcata rispetto ad altre aree del Paese: la Sicilia, con un +5,2%, è infatti la seconda regione più dinamica di tutto il Sud. Questo è il risultato delle politiche regionali a sostegno delle imprese, che hanno contribuito a creare nuove opportunità di lavoro e a ridurre il disagio sociale”.

“Ottimi segnali arrivano anche dalla blu economy: la filiera navale e cantieristica dell’Isola è prima per valore aggiunto (700 milioni di euro) in tutto il Sud”, sottolinea. “Questi dati, però – aggiunge il presidente della Regione – non ci devono fare abbassare la guardia su alcuni ambiti, in particolare sull’emigrazione giovanile”.

“Fermeremo la fuga dei talenti”

“La fuga dei nostri talenti, soprattutto dei laureati, è un tema sul quale siamo concentrati – spiega – Il nostro fine è creare un futuro in cui i giovani siciliani possano vedere la loro terra come un luogo di opportunità e crescita, senza dover cercare altrove le condizioni per realizzare i propri sogni. Per questo la nostra azione mira a coniugare sviluppo e occupazione di qualità”.

“Lavoriamo a questo obiettivo – dice il presidente – dialogando con le imprese e, dall’altro, con la modernizzazione e il rinnovamento dell’apparato burocratico regionale. Infatti, grazie al nuovo accordo Stato-Regione, dopo decenni, siamo riusciti a sbloccare le assunzioni con circa duecento giovani già in servizio e altri 600 che saranno selezionati nel prossimo triennio.

“A questi – conclude Schifani – si aggiungono anche i concorsi espletati per i Centri per l’impiego con 500 persone già assunte e altre circa cento che lo saranno nel 2025. Dati che contribuiranno a farci lasciare l’ultima posizione in classifica tra le regioni italiane come tasso di turnover tra il personale, che deve essere considerato una risorsa e non un costo e che va gratificato attraverso percorsi incentivanti e premiali, anche di carriera”.

Faraone (Iv) commenta il dato sul Mezzogiorno

“I dati diffusi oggi dallo Svimez sono la traduzione numerica di quello che andiamo dicendo da tempo: il governo Meloni si accanisce così tanto contro il Sud da sconfinare nel sadismo antimeridionalista”. Lo dice Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera, a proposito del Rapporto Svimez 2024.

“Quella dello Svimez – continua – è la fotografia di una progressiva desertificazione del tessuto produttivo e del dilagare della povertà, dovuto innanzitutto al crollo dei salari: sono ormai 1, 4 milioni le persone che, pur lavorando, sono considerate povere. Il fatto che un contratto su 5 sia a termine comporta il rischio di un’ulteriore crescita dei livelli di disoccupazione cervelli, con i giovani laureati che fuggono più al Nord”.

“Questa situazione – aggiunge Faraone – è la diretta conseguenza delle politiche del governo Meloni e di scelte, scellerate, come la creazione della Zes unica, la riduzione delle risorse destinate al credito d’imposta e lo stop alla decontribuzione”.


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