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Sicilia all’ultimo posto | Facciamo l’Unità d’Italia

Il futuro passa da qui.

Semaforo Russo
di
3 min di lettura

Abbiamo bisogno di una nuova Unità d’Italia dopo quella del 1861. Mi spiego. Periodicamente leggiamo di rilevazioni di vario tipo e a cura di diversi soggetti titolati – centri-studi, sindacati, organizzazioni di categoria, università, autorità indipendenti, ecc. – in cui la Sicilia risulta tra le ultime regioni italiane e d’Europa: dalla carenza di infrastrutture alla crescente disoccupazione giovanile, dalla scarsa resa dei servizi al cittadino al pessimo funzionamento delle istituzioni pubbliche.

Non parliamo, poi, di alcune problematiche specifiche, eterne questioni aperte senza che si riesca a capirne il perché al netto della cattiva politica, delle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e di una certa tendenza al malaffare. Ci riferiamo alla drammatica emergenza rifiuti, alla rete idrica fatiscente che comporta la perdita costante della preziosa acqua durante il tragitto dagli invasi ai destinatari, ai cantieri infiniti su strade e autostrade che limitano gravemente, oltre ogni decenza, gli spostamenti di merci e persone, limite non superabile con il trasporto su rotaie.

Le nostre ferrovie sono semplicemente pietose se paragonate a quelle del centro-nord. Se un ragusano volesse raggiungere Trapani in treno deve farsi il segno della croce e attendere una dozzina di ore prima di arrivare a destinazione. Insomma, la solita litania che conosciamo a memoria. I giovani fuggono, la Sicilia si sta spopolando, la sanità è un inferno in terra, il Pil decresce o comunque arranca, le imprese non vogliono investire da noi per l’eccesso di burocrazia e la presenza di burocrati infedeli – tempi biblici per ottenere una licenza, una concessione, un’autorizzazione e richiesta di tangenti – per la mafia sempre in agguato a inquinare gare, appalti, procedure e a causa dei politici siculi troppo spesso, non tutti però grazie a Dio, intenti alla pratica del favore o, peggio, a occupare le cronache giudiziarie.

E’ storia vecchia. Nella prima Repubblica la Sicilia ha espresso decine e decine di ministri, sottosegretari, senatori e deputati, un numero direttamente proporzionale al suo sottosviluppo e degrado generale. Se togliamo gli entusiasmi agli albori della Regione Siciliana, con la sua ampia autonomia, in realtà non abbiamo mai avuto, ad eccezione di Piersanti Mattarella e in parte di Rino Nicolosi e di Giuseppe Campione (ancora non eletti dal popolo), presidenti della Regione autorevoli ai tavoli romani e nemmeno esponenti siciliani democristiani, socialisti e repubblicani nei governi nazionali che abbiano fatto davvero gli interessi della Sicilia.

Del resto, se così non fosse non saremmo giunti a quelle famose classifiche negative di cui sopra. Anche oggi, per limitarci proprio ai giorni nostri, non sono mancate roboanti dichiarazioni di intenti durante il governo Lega/M5S, il Conte1, e da parte dell’attuale esecutivo M5S/PD, il Conte2, circa il necessario rilancio del Sud. Abbiamo avuto parecchie incursioni di ministri e vice ministri ma di risultati ne abbiamo visto pochissimi. La domanda è una soltanto: possiamo sperare finalmente in una svolta? Oppure tutte le energie saranno, come al solito, impiegate per le regioni già sviluppate o meglio sviluppate?

Deve ancora nascere lo statista che si renderà conto che il futuro di questo Paese passa attraverso una nuova Unità d’Italia economica e sociale? Facevo tali riflessioni a seguito della recente visita del vice ministro alle Infrastrutture, il siciliano Giancarlo Cancelleri del M5S. Si è incontrato con il governatore Nello Musumeci in un clima cordiale e positivo. La promessa è stata di accelerare i cantieri in parecchie strade e autostrade dell’Isola e, addirittura, di inaugurarne altri. Sono convinto che Cancelleri farà un buon lavoro spendendosi senza risparmio.

Al contempo voglio sommessamente ricordare, al di là delle responsabilità di soggetti terzi – per esempio Anas e Rfi -, che la credibilità di un governo, nazionale o regionale, si misura su obiettivi e tempi di realizzazione. Sono ancora fermi i lavori per ripristinare i 270 metri del viadotto Himera sulla Palermo-Catania dopo ben quattro anni e mezzo dal crollo. E’ normale? No, non lo è. Intanto, la sindaca Chiara Appendino lancia il progetto di una struttura futuristica che collegherebbe Torino e Milano in una “manciata di minuti”. Il pensiero è andato a quel povero viaggiatore in treno da Ragusa in direzione Trapani, per lui al posto della manciata di minuti è prevista una vagonata, per rimanere in tema, di ore.


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