Sicilia, ambulatori in rivolta: ‘Razza, pronti a chiudere’ - Live Sicilia

Sicilia, ambulatori in rivolta: ‘Razza, pronti a chiudere’

La conferenza stampa del Cimest, da oggi in stato di agitazione

PALERMO – “Il settore degli ambulatori, dell’assistenza specialistica di base da privato è stato ignorato per anni e ora siamo in stato di agitazione”. Con queste parole Domenico Marasà, della confederazione italiana per la tutela dei diritti in Sanità apre la conferenza stampa convocata dal coordinamento intersindacale medicina specialistica di territorio per annunciare lo stato di agitazione degli ambulatori convenzionati con la Regione.

“Durante la pandemia – spiega Marasà -, ci siamo messi a disposizione del sistema sanitario regionale che però non ci ha chiesto di fare nessun servizio. Ci eravamo messi a disposizione, come sistema capillarizzato sul territorio per fare le vaccinazioni gratis ma nessuno ha accolto la richesta di collaborazione. Eppure siamo strutture mediche, mentre fra poco i vaccini saranno fatti anche nelle salumerie”. Il sindacalista descrive così lo stato di malessere del settore. Si tratta dei 1800 centri di radiologi, fisiatri, ortopedici e analisti convenzionati. Un comparto che eroga prestazioni sanitare come quelle di riabilitazione in tutto il territorio siciliano impiegando oltre 12 mila persone.

Eppure gli ambulatori, oggi, annunciano lo stato di agitazione. La causa? Un decreto della Regione che, stando a quanto affermano i rappresentati del Cimest, porterà una perdita di oltre seimila posti di lavoro e il blocco del sistema. Sotto accusa c’è un atto dell’assessore alla salute Ruggero Razza attraverso cui sono stanziate le risorse per questa branca della sanità.

A essere criticato, non è tanto l’ammontare delle risorse quanto tre questioni sollevati dal documento: la riserva del 50 per cento delle somme a meccanismi di premialità fra le strutture, l’annessione nel sistema di circa altri 70 poliambulatori. Infine, viene criticato il fatto che le risorse che si pensa di devono attribuire (dal 2020 al 2023) da una lato arrivano con un ritardo di due anni. E, quando hanno una logica di programmazione, per il 2022 e il 2023, “sfuggono a una corretta logica di programmazione triennale, basata sui fabbisogni. Se si deve fare una programmazione allora dovrebbe essere per il triennio di 2022-2024”.

Di fronte a tutto questo il Cimest ha proposto un percorso. “Chiediamo – spiega Marasà – che l’assessore faccia convocare i tavoli da lui stesso creati. Chiediamo di essere ascoltati. Altrimenti faremo ricorso in ogni sede, secondo i nostri avvocati infatti non ci sono solo profili amministrativi. Inoltre siamo pronti a sospendere il servizio. La nostra speranza è che l’assessore promuova il percorso conciliativo”.

Nell’incontro con la stampa i sindacati raccontano tutti i problemi del settore: i mancati ristori per le chiusure parziali durante la pandemia anche se stanziati dall’Ars, il mancato riconoscimento dell’adeguamento dei prezzi, le diversità di trattamento rispetto al settore pubblico, le diversità fra enti con pagamento a budget e enti con pagamento a piè di lista (e cioè enti che possono erogare prestazioni oltre quanto gli permette budget ed enti che vengono pagato per le prestazioni erogate). “Secondo i dati ministeriali – dicono i sindacalisti – i nostri centri erogano il 70 per cento delle prestazioni sanitarie e a fronte di 1,3 miliardi stanziati dallo Stato veniamo retribuiti con 280 milioni di euro”.

Salvatore Calvaruso, dell’associazione regionale delle imprese sanitarie siciliane/Fkt si occupa poi del problema dei mancati ristori Covid stabiliti dalla finanziaria regionale. “La norma – spiega il sindacalista – è stata immaginata come un’anticipazione di cassa per non farci chiudere. Avrebbe potuto finanziare le prestazioni sanitarie da noi realizzate oltre il budget, avrebbe finanziato insomma, attività che consentivano una riduzione delle liste d’attesa. Eppure la norma non è stata mai applicata”.

“Nella sciagurata ipotesi in cui ci sia la firma su questo decreto – afferma Marcello Raineri del sindacato Branche a Visita – si rischia di bloccare il sistema. I criteri sono astrusi e manderanno in tilt le Asp. Immediatamente il budget sarà ridotto nelle more di stabilire i nuovi stanziamenti. Lo scenario è quindi – continua quello di licenziamenti, perdita di quantità di servizi erogati e fine degli investimenti. Non è pensabile che le strutture possano lavorare pagate al 50 per cento”.

Alla fine della conferenza stampa i sindacati hanno condiviso con la stampa una nota firmata dal tutte le sigle del Cimest. Da Salvatore Piscitello di Aipa, Salvatore Calvaruso di Ardiss/Fkt, Domenico Marasà si Citds, Francesco Salerno del Croat, Salvatore Gibiino di Sbv e Francesco Romano di Siod.

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