PALERMO – I lunghi tempi di conclusione dello spoglio stanno ritardando, ormai da quasi quindici giorni, la proclamazione degli eletti. Mancano i dati definitivi e così Renato Schifani non può essere proclamato presidente della Regione. E non possono neanche essere ripartiti con certezza i seggi dei 70 deputati dell’Assemblea regionale siciliana.
I tempi sono sconosciuti. L’ufficio elettorale della Regione ha fatto sapere il 3 ottobre che mancano ancora 47 sezioni da scrutinare. La situazione intanto supera già l’esperienza precedente più prossima. Infatti, dopo le scorse elezioni regionali, avvenute il 5 novembre 2017, ci vollero 13 giorni per arrivare alla proclamazione di Nello Musumeci come Presidente della Regione.
Sono i tempi tecnici della democrazia, si dirà. E questo lungo interregno, iniziato il 4 agosto con le dimissioni di Nello Musumeci che intanto, con il suo governo, rimane alla guida della Regione, durerà anche dopo la dichiarazione definitiva dei risultati. Se infatti la proclamazione dell’elezione farà scattare invece l’era Schifani e la diciottesima legislatura dell’Ars ma anche lì, all’inizio ci sarà da attendere.
Secondo quanto stabiliscono lo statuto e le norme di uguale valore, la proclamazione dell’elezione del presidente della Regione fa scattare due cronometri. Quello del tempo entro cui va nominato il governo regionale e quello entro cui occorre convocare il nuovo parlamento siciliano.
Entro dieci giorni dalla nomina a governatore Schifani dovrà nominare la sua giunta. Sempre al presidente Schifani toccherà poi firmare la prima convocazione dell’Ars entro 20 giorni dal giorno della proclamazione. La convocazione dovrà essere fatta, inoltre entro 10 giorni da quello in cui si Sala d’Ercole riaprirà i battenti. Quindi il tempo massimo di attesa è di 30 giorni. Solo allora le massime istituzioni regionali saranno nuovamente costituite e nel pieno delle funzioni.
L’Ars quindi potrebbe arrivare ad essere convocata a metà novembre. Nella passata legislatura, il parlamento siciliano tenne la prima seduta il 15 dicembre, a 27 giorni dalla proclamazione del presidente della Regione.
Intanto, come detto, gli affari correnti vengono portati avanti dalla giunta targata Musumeci. Anche escludendo le numerose delibere di approvazione dei verbali, molti sono i provvedimenti che l’esecutivo dimissionario ha dovuto approvare.
Tra gli atti per una transizione ordinata, ci sono le nomine dei commissari straordinari dell’Aran Sicilia dove nell’attesa delle nuove nomine rimane alla guida l’ex presidente Accursio Gallo, c’è il rinnovo dei commissari straordinari delle Ipab e di altri enti come la Camera di Commercio Palermo ed Enna del 6 settembre. La giunta, ancora, ha dovuto nominare due dirigenti generali ad interim: Antonio Martini è andato al dipartimento Acqua e rifiuti dopo il pensionamento di Calogero Foti mentre al dipartimento Istruzione Antonio Valenti è stato sostituito da Alberto Pulizzi a causa, così si legge dalle carte, di una causa davanti al giudice del lavoro in cui un dirigente di seconda fascia contestava la nomina di Valenti appartenente invece alla terza. E ancora: è stato aggiornato il piano regionale per le attrezzature e i mezzi della protezione civile, sono state assunte numerose decisioni in materia di sanità, di lavori, formazione ed economia.