Sicilia, i 12mila ex precari e lo spettro della pensione da poveri - Live Sicilia

Sicilia, i 12mila ex precari e lo spettro della pensione da poveri

In prima commissione in corso l'audizione delle forze sindacali

A Palazzo dei Normanni è una mattinata di lavoro per la Commissione Affari istituzionali dell’Assemblea Regionale siciliana. La prima commissione oltre all’esame del parere per la nomina delle cariche al Teatro Vittorio Emanuele di Messina e del commissario liquidatore dell’Ente autonomo portuale di Messina, ha in programma l’esame di un nuovo disegno di legge recante le “disposizioni transitorie” per le elezioni delle province.

Gli occhi sono puntati però sulle audizioni in programma. La commissione incontrerà e sentirà in audizione i sindacati della funzione pubblica sia in merito “ad un eventuale sostegno della Regione per l’incremento delle ore di lavoro di personale degli Enti locali” che “alle criticità del personale delle IPAB siciliane”.

Al tavolo sono invitati la Fp Cgil, la Cisl Fp, la Uil Fpl e il Csa Cisal e i due assessori competenti. Il titolare delle Autonomie locali e della funzione pubblica Andrea Messina e la l’assessore per la famiglia, le politiche sociali e il lavoro Nunzia Albano.

Lo studio della Cisl Fp

Ad anticipare ieri il cuore del problema è stata la Cisl Fp Sicilia che ha rivelato alcuni dei contenuti di uno studio interno. “Circa 12.400 lavoratori matureranno il diritto a una pensione da fame, inferiore a quella minima, mentre i 4000 Asu non la vedranno mai. Nel primo caso si tratta dei lavoratori part-time degli Enti locali, gli ex contrattisti e articolisti, stabilizzati negli scorsi anni che sono stati assunti con diversi orari di lavoro e che generalmente non superano le 24 ore di servizio settimanali”, l’allarme lanciato dal segretario generale dell’organizzazione Paolo Montera.

Stabilizzati a partire dal 2016, il bacino di questi lavoratori contava in quell’anno circa 13500 lavoratori. A oggi ancora un migliaio, impiegato negli enti locali in dissesto, attende di avere il posto a tempo indeterminato. In alcuni casi si tratta di personale con anche anni di servizio alle spalle, in quanto le assunzioni all’ora furono rivolte a personale con un massimo di 26 anni. Oggi l’età media di questi lavoratori è di circa 55 anni.

Secondo i calcoli della Cisl Fp Sicilia, una categoria media (e cioè una categoria C) percepirà come pensione mensile netta attorno ai 400 euro, al di sotto della soglia dei 563 euro fissati per la pensione minima. La situazione peggiora nel caso dei dipendenti di categoria A e B in cui la pensione rischia di non arrivare neanche a 300 euro.

Perchè c’è il rischio di pensioni povere

La ragione di questi importi così esigui è dettata dal fatto che il monte salariale, proporzionale al numero di ore lavorate, è inferiore al monte salariale che spetterebbe a un dipendente assunto per 36 ore di servizio. Pur avendo lavorato per 30 anni, quindi, un dipendente a 18 ore è come se avesse lavorato per 15 con tutte le conseguenze del caso in termini di oneri contributivi versati.

Le condizioni di questi lavoratori sono le più disparate. Alcuni sono stati assunti con un tempo di servizio inferiore alle 18 ore. In alcuni casi gli enti locali hanno via via aumentato a loro spese il numero delle ore. Il contributo regionale finanzia le ore solo, infatti, i lavoratori nel numero di quelle che erano lavorate al 31 dicembre precedente all’approvazione della legge sulla stabilizzazione

Proprio per questo l’audizione verte su “un eventuale sostegno della Regione per l’incremento delle ore di lavoro di personale degli Enti locali”. Da qui infatti si migliorerebbe il monte contributivo dei 12mila ex precari.


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