Sicilia, la bellezza e la condanna di essere un'isola: qualcosa si muove - Live Sicilia

Sicilia, la bellezza e la condanna di essere un’isola: qualcosa si muove

Le contraddizioni. Da sanare

Luglio. Un’isola nell’isola. Una terrazza inondata di luce. Osservi il mare, infinito e a perdifiato, che lungo l’orizzonte si incontra con il cielo. Dalla parte opposta un sentiero si inerpica su una montagna. Il cielo, il sole, il mare, la montagna. L’immensità della natura riesce sempre a stupire. Le case bianche, le tende di stoffa, le sedie impagliate davanti alle porte non disturbano questa maestosa bellezza, integrandosi perfettamente con essa.

Alcune voci sopraggiungono dalle stradine, che in questa stagione sono un palpitare di vita. In questa dolce beatitudine rifletti quanta bellezza è contenuta in questi puntini sulla carta geografica.

Pensi che davvero le isole, piccole o grandi, siano dei mondi a sé. Tu che isolana lo sei per nascita riesci a comprendere chi lo diviene per scelta.

Gesualdo Bufalino diceva di amare la sua isola come si ama una persona adulta che gioca con noi. Rifletti che la sua terra, la tua terra, non avrebbe queste caratteristiche se non fosse un’isola. Ospitale e respingente al tempo stesso, con le sue bellezze, le sue criticità, le sue potenzialità.

E “sicilitudine” serviva a Sciascia per riassumere gli aspetti propri del carattere isolano: il comportamento, il modo di essere, la visione della vita, la diffidenza, il pessimismo, il fatalismo.

L’isola, dunque. Spesso luogo romantico per antonomasia, paesaggi bellissimi, emozioni intense. Ma qual è il contraltare di tutto ciò? Cosa vuol dire davvero vivere in un’isola? In un luogo, piccolo o grande che sia, distaccato dalla terraferma?

Insularità è, purtroppo, spesso, sinonimo di maggiori costi, di inefficienze, di minori opportunità, di discontinuità territoriale e difficoltà negli spostamenti, di precarietà della continuità assistenziale, di migrazione e conseguente invecchiamento della popolazione, di mancata perequazione infrastrutturale.

Tutto ciò rappresenta il sintomo più evidente del divario e del disagio insulare destinato a condizionare profondamente l’esercizio dei diritti di uguaglianza e della libertà di movimento ed iniziativa economica, pilastri fondamentali della nostra Costituzione e dell’Unione Europea.

Il 2022 è stato l’anno in cui, finalmente, l’attenzione verso la questione dell’insularità ha trovato formale riconoscimento. A seguito della legge costituzionale 7 novembre 2022, n. 2 il novellato articolo 119 della Costituzione testualmente prevede che “La Repubblica riconosce le peculiarità delle Isole e promuove le misure necessarie a rimuovere gli svantaggi derivanti dall’insularità”.

È indicativo che tale nuova norma rinvenga la propria genesi da un’iniziativa popolare dei territori insulari, che con determinazione hanno condotto una campagna per il riconoscimento delle isole e della loro condizione in Costituzione.

Condizione che, peraltro, in Italia riguarda una consistente parte della popolazione, se solo si pensa che il nostro è il paese europeo con il più alto numero di cittadini isolani. “Peculiarità” ed “insularità”, dunque, i termini utilizzati nel nuovo dettato costituzionale: le isole divengono oggetto di tutela in quanto realtà da considerare nel loro insieme, attraverso il riconoscimento dei loro elementi caratterizzanti di tipo economico, demografico, morfologico, inclusa la condizione identitaria di coloro che vi abitano.

Lo stesso Parlamento europeo, in una recente risoluzione, ha riconosciuto l’insularità come uno svantaggio strutturale permanente, sollecitando la Commissione alla elaborazione di un piano di azione per le isole al fine di superare gli ostacoli di diversa natura che la condizione delle isole comporta.

E’ auspicabile che questo delicato tema diventi obiettivo politico anche delle nuove Istituzioni europee, recentemente rinnovate.

Il principio di insularità diviene, dunque, parametro vincolante di ogni disposizione normativa e dei successivi interventi amministrativi, postulando azioni di riequilibrio sociale e di valorizzazione delle specificità: sono state finalmente poste le condizioni giuridiche per un salto di qualità al fine di affrontare con interventi idonei gli effetti della “separatezza” geografica.

Effetti che incidono pesantemente sul principio di uguaglianza, non meramente formale ma sostanziale: coloro che vivono nelle isole non devono avere trattamenti diseguali rispetto agli altri cittadini italiani che vivono nella penisola.

Abbiamo la cornice, dunque. Che però da sola non può bastare. Dalla cornice è necessario muovere verso iniziative concrete di attuazione affinché le affermazioni di principio finalmente contenute in Costituzione non rimangano tali.

Servono, allora, politiche di coesione e di inclusione per sostenere i necessari aggiustamenti strutturali, per diminuire divari e svantaggi. E ciò anche nell’ottica di riequilibrare lo sviluppo nazionale, considerando che i maggiori costi sostenuti a causa del divario insulare si riflettono sull’intero sistema, che deve pensarsi integrato.

Ben venga il ponte sullo stretto di Messina! Ma insieme alla realizzazione di questa fondamentale infrastruttura si rendono necessari ulteriori interventi pubblici di sostegno mirati e di lunga prospettiva che, al di là della destinazione di maggiori risorse economiche, che pur sono importanti e necessarie, attuino una più ampia visione di sviluppo economico e sociale per il superamento di condizioni di diseguaglianza e di arretratezza dei territori insulari, così come del Mezzogiorno.

Non solo risorse, dunque; ma anche disponibilità di strumenti e politiche lungimiranti che siano idonee al rilancio ed alla valorizzazione delle nostre isole e del nostro Sud.

Nell’attuale dibattito politico è entrata con forza la nuova legge sull’autonomia differenziata, tanto voluta del Nord e tanto temuta dal Sud. Anche in quest’ultima è contenuto il riferimento al principio di insularità, da considerare nella definizione dei LEP, dovendosi tenere conto, nel calcolo dei fabbisogni standard, delle peculiarità delle isole.

Al di là della posizione che concretamente si assume riguardo il tema dell’autonomia differenziata, per noi siciliani, isolani di una regione a statuto speciale in cui l’autonomia trova la massima espressione per copertura costituzionale, la rivendicazione del principio di insularità dovrebbe costituire l’obiettivo politico prioritario ed indefettibile.

La nostra Regione, intanto, dia l’esempio: valorizzando al meglio le sue competenze, derivanti proprio dalla speciale autonomia, applichi questo principio nei confronti delle sue isole minori, prevedendo collegamenti efficienti per assicurare la continuità territoriale e realizzando un modello di sviluppo e di valorizzazione del patrimonio economico e culturale che tenga conto concretamente degli effettivi bisogni dei loro abitanti e delle indubbie specificità.

Si tratterebbe di un segnale di efficienza, attenzione e sensibilità nei confronti dei propri territori separati ma, soprattutto, rappresenterebbe, con le dovute proporzioni e differenziazioni, un monito e un esempio fattivo per il governo Italiano di come si possa concretamente contribuire a migliorare la vita degli isolani. Isolani, appunto, non isolati….!

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