La notizia non è (più) solo che la Regione abbia raggiunto l’accordo con i sindacati per garantire l’apertura di musei e siti culturali durante le festività che ormai fiatano sul collo. È, piuttosto, l’improvvisazione di una Sicilia “bedda” e disorganizzata, che decide a fine novembre la sorte turistica di monumenti e opere di importanza planetaria, finiti ancora una volta dentro la voragine dei turni che mancano e degli straordinari al fotofinish, museo per museo, parco per parco: 6.842 in tutto, i turni che dovranno essere coperti così. Con la postilla gustosa – d’amaro – della spaccatura fra i sindacati, uniti nella firma tranne il Sadirs (presente al tavolo con i responsabili di settore Pippo Di Paola e Peppino Salerno).
LA GUERRA TRA I SINDACATI
Una mancanza formale quanto si vuole: dopo il rush e anche grazie a una certa pervicacia dell’assessore ai Beni culturali Alberto Samonà che ha chiesto insistentemente l’inserimento delle somme dentro le variazioni di bilancio promesse dall’assessore all’Economia Gaetano Armao in occasione del recente assestamento, gli straordinari hanno trovato copertura. Altra appendice, nelle parole del coordinatore Sadirs per i Beni culturali, Pippo Di Paola: “Le indennità per il 2020 non sono state mai percepite, causa errori ‘tecnici’. Tuttavia, non è per questioni di mero denaro che non abbiamo firmato: chiediamo un’organizzazione che copra le feste, che sia fatta a inizio anno; chiediamo un concorso che è una chimera che manca dal 1985, con il personale ridotto a 800 unità; chiediamo perché non possano dare il proprio contributo i lavoratori Asu. O i Sas, fermi a 34 ore anziché alle canoniche 36”. Già, gli Asu, proprio quelli che proprio in quello stesso assestamento di bilancio hanno dato tanta benzina alle polemiche parlamentari, con i famosi 10 milioni stralciati a 5 e i 3 milioni mancanti addirittura per garantire la loro stessa sopravvivenza.
GLI STRAORDINARI: COME SARANNO RIPARTITI
Le regole sono chiare, come da contratto: 17 domeniche e 4 superfestivi all’anno al massimo, la misura di un terzo del totale del lavoro non feriale pagato e – attenzione – esclusivamente su base di adesione volontaria: in pratica, se tutti si rifiutassero di andare al lavoro (nelle due forme della vigilanza o della fruizione) oltre il terzo di legge, addio turisti. Poi si va in regime di straordinario, cioè 100 euro lordi circa al giorno e per la precisione 99,34 euro per i lavoratori di categoria A, 102,22 per la B e 133,90 per la C. Considerato che il milione abbondante in attesa di essere inserito in variazione di bilancio, quindi per ora soltanto probabile, comprende 93.600 per gli oneri sociali e 68 mila euro per l’Irap, da spendere resterebbero poco più di 800 mila euro, così ripartiti: per la categoria si tratta di 134 addetti per 241 mila 501 euro e 37 centesimi; in categoria B 60 dipendenti per un impegno finanziario di 103 mila 652 euro e 99 centesimi; infine, per la C, la parte più corposa: 179 lavoratori per 454 mila 845 euro e 64 centesimi. Allegato all’accordo integrativo, il prospetto analitico dei turni di straordinario necessari, cioè quelli che si rendono necessario per il superamento del famoso ⅓ contrattuale. Ne diamo istantanea a corredo dell’articolo.