PALERMO – Ogni qualvolta si parla di un’operazione immobiliare targata Regione siciliana ecco spuntare il fondo del mistero. Stavolta lo spunto arriva dalla legge finanziaria. L’assessorato regionale all’Economia sta ricomprando “il compendio immobiliare” di via Ugo La Malfa, dove ha sede l’assessorato all’Ambiente e dove sorgerà il Centro direzionale della Regione. Una mega gara da 425 milioni di euro per costruire una sede unica di tutti gli uffici regionali.
La norma che stanzia 20 milioni per acquisire l’area è stata inserita nel maxi emendamento approvato all’Ars. Più che la norma è la relazione allegata alla Finanziaria che va approfondita. “La norma autorizza la riacquisizione dell’immobile” dove ha sede l’assessorato “per l’importo massimo di 20 milioni di euro”. Il termine corretto, dunque, è “riacquisizione” visto che la Regione si riprenderà ciò che un quindicennio fa decise di dismettere, pur restando proprietario del 30%.
L’assessore all’economia Gaetano Armao ha spiegato in aula, infatti, che “in realtà la Regione non è proprietaria di quell’area. Lo è il fondo immobiliare di proprietà della Prelios, di cui la Regione è socia al 30% e che vede nella compagine societaria grandi gruppi bancari. Dunque per poter realizzare lì il centro direzionale dobbiamo tornare alla piena proprietà dell’area. E a questo serve quella norma”.
Ed ecco il cuore della vicenda, legata alle enigmatiche sorti della società Spi, Sicilia Patrimonio Immobiliare. Si trattava di una partecipata al 75% dalla Regione, nata con il compito di valorizzare e commercializzare il patrimonio immobiliare e alla fine messa in liquidazione.
Furono presentati due esposti, uno firmato dall’ex governatore Rosario Crocetta e l’altro dall’ex presidente del Consiglio di sorveglianza di Spi, Antonio Fiumefreddo. Furono aperte due inchieste nel 2017, una della Procura della Repubblica e un’altra della Procura regionale della Corte dei Conti. Inchieste che non hanno portato a sviluppi, almeno non noti. Sulle inchieste incide il fattore tempo.
L’affare ruotava attorno alla vendita 33 immobili della Regione per 200 milioni di euro (una cifra ritenuta al di sotto del valore di mercato). Il governo era quello guidato da Totò Cuffaro. A comprare gli immobili fu il fondo Fiprs della ex Pirelli Re che li riaffittò alla stessa Regione con canoni di 20 milioni l’anno (la cifra fu resa nota dalla Corte dei Conti).
Tra gli immobili venduti e riaffittati c’è anche quello di via Ugo La Malfa che adesso la Regione sta ricomprando.
Ci aveva già provato nel 2017 il governo Crocetta. Gli immobili nel frattempo erano passati di mano. Ancora una volta era stata la Corte dei Conti, nel 2008, a scrivere che i soci dell’ex fondo Pirelli Re erano diventati Trinacria Capital e Sicily Investments con sede in Lussemburgo, partecipate per il 60% dal fondo Rreef global opportunities Fund II, amministrato dalla Deutsche Bank, e per il 40% da Pirelli Re. La Commissione regionale antimafia accese i riflettori sulla vicenda con alcune audizioni.
Non è finita perché durante il secondo governo Cuffaro, nel 2007, fu pure avviato un censimento degli immobili regionali costato 80 milioni, affidato alla cordata dell’immobiliarista Ezio Bigotti, coinvolto in inchieste e processi (che deteneva il 25% di Spi) e poi finito al centro di un contenzioso per altri 80 milioni. Alla fine sono stati spesi 100 milioni fra il 2007 e il 2009 per un censimento che la stessa Regione ha bollato come inutilizzabile. Cento milioni “bruciati”.
Con altri 20 milioni previsti nella Finanziaria, spiega Armao, “si completa il procedimento finale” per quella che Nello Musumeci ha sempre definito “La più grande opera pubblica progettata a Palermo”.
Un’opera che, così prevede il governo, dovrebbe consentire di risparmiare 7 milioni all’anno di affitti. Nel frattempo, però, la stessa Regione deve rimettere mano al portafogli. Serve chiarezza. Sul piatto restano diversi interrogativi senza risposta.
La Regione quanto spenderà dei 20 milioni previsti in Finanziaria visto che al valore dell’immobile va detratto il 30 per cento, pari alla quota che la Regione stessa detiene del fondo? Quanto ci ha guadagnato dalla cessione dell’immobile e quanto ha pagato per gli affitti? Cos’altro c’è dentro il fondo? Chi ne sono oggi i detentori oltre alla Regione siciliana? In soldoni: a chi la Sicilia sborserà la cifra necessaria per riacquisire l’immobile?
Nel frattempo il centro direzionale prosegue il suo percorso accidentato, tra ricorsi e controricorsi, inchieste della magistratura, revoca di graduatoria e nuova assegnazione. La Regione sta mettendo mano al portafogli. Nessuno si scompone. Per primo Armao, secondo cui è tutto regolare.
“Non ci sono soldi per le categorie in difficoltà eppure spuntano questi 20 milioni – tuona Nuccio Di Paola, capogruppo del Movimento 5Stelle all’Ars -, per il centro direzionale. Mi pare un colpo di mano. Perché di questi 20 milioni non si è parlato sin dall’inizio visto che l’Ars ha votato sul centro direzionale? Il governo Musumeci ritiene che ci sarà un risparmio? Serve chiarezza, per certe cose non si può prescindere dalla pianificazione”.