Sigarette elettroniche, è boom | E i rivenditori nascono come funghi - Live Sicilia

Sigarette elettroniche, è boom | E i rivenditori nascono come funghi

In un anno sono stati aperti oltre 200 rivenditori. In particolare, secondo Unioncamere, al 19 aprile scorso, risultano 243 rivenditori di sigarette elettroniche autorizzati, contro i soli 26 del 31 dicembre 2012.

I DATI DI UNIONCAMERE
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PALERMO – Vengono fuori “come funghi”: sono i rivenditori di sigarette elettroniche, la nuova frontiera dei fumatori che vogliono provare a smettere o, quantomeno, a farsi “meno male” rispetto a quanto se ne farebbero con le “cugine” al tabacco.

I dati aggregati forniti dai Registri delle Imprese delle varie Camere di commercio provinciali parlano chiaro: escluse le farmacie e le 2.589 tabaccherie dell’Isola autorizzate alla vendita, secondo Unioncamere risultano aperti (al 19 aprile scorso) 243 rivenditori di sigarette elettroniche autorizzati, contro i soli 26 del 31 dicembre 2012 (il Registro delle attività produttive dell’omonimo assessorato regionale parla di 200 rivenditori contro i 10 del 31 dicembre scorso).

“Per aprire un punto vendita di sigarette elettroniche ed accessori utili al loro funzionamento – spiegano da Unoncamere – basta solamente inoltrare la cosiddetta SCIA (Segnalazione certificata di inizio attività) al Comune di riferimento, oltre ovviamente all’apertura della partita Iva e all’iscrizione al Registro delle imprese ed all’Inps. Poi, in circa due settimane e senza molti sforzi, si può ricevere il via libera e iniziare la vendita”. Ed ecco spiegata anche la differenza tra i dati delle Camere di commercio e quelli dell’Assessorato: i primi segnano le richieste giunte e autorizzate, mentre i secondi ricevono solo dopo qualche tempo la comunicazione.

Una cosa è comunque certa: le richieste fioccano, giorno dopo giorno. La Camera di Commercio di Palermo, ad esempio, riceve una media di cinque richieste a settimana. Accanto ai rivenditori ufficiali fioriscono però anche quelli “alternativi”. “Fate attenzione – sottolineano però gli esperti – perché è vero che si risparmia sul prezzo ma si tratta di prodotti pericolosi perché non certificati”.


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