Simona Cinà, l'autopsia: annegamento

Simona Cinà sarebbe morta per annegamento: l’autopsia

La cugina: "Dobbiamo sapere se è stata male e poi è caduta in piscina"
PALERMO
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PALERMO – Sarebbe morta per annegamento Simona Cinà, la giovane pallavolista di Capaci trovata senza vita sabato nella piscina di una villa di Bagheria in cui stava festeggiando la laurea di due amici. Lo scrive l’agenzia ANSA.

Sarebbero i primi esiti dell’autopsia che si è conclusa e non ha fatto emergere problemi cardiaci. Non è stato chiarito però l’orario esatto del decesso.

Escluse patologie

Avrebbe escluso un infarto o patologie congenite silenti l’autopsia su Simona Cinà. Dunque, la ragazza, secondo quanto si apprende, sarebbe annegata. Infatti, nei polmoni è stata ritrovata dell’acqua.

La cugina: “È morta annegata ma dobbiamo capire il perché”

“Dall’autopsia è emerso che Simona è morta per annegamento. Per stabilire le cause bisognerà però aspettare i risultati finali. Anche gli esami tossicologici. Gli esiti si conosceranno a fine agosto”. Lo afferma Gabriella, la cugina di Simona Cinà, a conclusione dell’esame medico legale al Policlinico di Palermo.

“Quello che bisognerà capire è se questo annegamento è stato causato per un malessere o causato da qualcos’altro – aggiunge la cugina – abbiamo detto che è difficile pensare che una ragazza sportiva che sa nuotare così bene non sia riuscita a salvare, e che anneghi in questo modo in una piscina alta massimo due metri. Dobbiamo quindi sapere se è stata male e poi è caduta in piscina e poi morta per annegamento e perché se ha perso i sensi ed è caduta in acqua. No, abbiamo fiducia nella magistratura e in quello che sta facendo”. 

L’attesa dei familiari

Tutta la famiglia ha atteso l’esito degli accertamenti in un cortile dell’istituto di medicina legale. L’esame è iniziato attorno alle 10 e gli avvocati e i consulenti di parte sono usciti attorno alle 13.30.

L’avvocato Gabriele Giambrone e il consulente di parte Fabrizio Ammoscato sono stati insieme ai familiari più di mezz’ora a chiarire quanto emerso dall’autopsia eseguita da Tommaso D’Anna, Simona Pellerito, Emiliano Maresi e Giuseppe Lo Re.

Il legale: “Da accertare cosa ha provocato il malore”

“Si deve adesso accertare se il malore sia stato provocato da una causa naturale, oppure se sia stato indotto da sostanze che la giovane ha ingerito o che qualcuno le ha fatto ingerire come droghe o alcool. Per questo dobbiamo attendere l’esame tossicologico. Presenteremo un’istanza alla Procura per aumentare lo spettro degli esami anche a tutte le droghe sintetiche. Dall’esame è emerso che non c’erano patologie al cuore, anche se la procura chiederà tutta la storia agonistica di Simona“. Lo dice l’avvocato Gabriele Giambrone che assiste la famiglia di Simona Cinà.

“Quello che emerge dall’autopsia è che la ragazza morta annegata era viva quando è finita in piscina – aggiunge Giambrone – Per avere i risultati ci vorranno circa 30 giorni e 45 per gli esami tossicologici. I familiari cercano un po’ di pace e vorranno occuparsi solo di organizzare il funerale per Simona. Vogliono un po’ di intimità per elaborare questo grave trauma che hanno subito. Soprattutto adesso che hanno avuto la quasi certezza sulla causa della morte”, conclude il legale della famiglia di Simona Cinà.

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