PALERMO – L’errore sta all’origine. Nella importantissima commissione Affari istituzionali non esiste una maggioranza. Gli esponenti dei partiti a sostegno del governo sono appena sei, mentre le opposizioni sono rappresentate da sette parlamentari. E così, stamattina è accaduto quello che era ampiamente prevedibile. E che potrebbe accadere nuovamente in altri importanti casi.
La prima commissione presieduta da Stefano Pellegrino (Forza Italia) ha bocciato il disegno di legge che prevedeva la possibilità del terzo mandato per i sindaci dei Comuni al di sotto dei tremila abitanti. Un testo presentato da Luigi Genovese, e che interessa soprattutto il territorio messinese, composto da tanti piccoli centri. Ma come detto, la commissione ha detto di no. A votare contro, infatti, sono state, compatte, le opposizioni composte dai quattro deputati grillini (Pagana, Ciancio, Cancelleri, Mangiacavallo), dall’esponente del Pd Lupo (era assente Cracolici) e da Fava.
“La bocciatura – dichiara il capogruppo del Pd Giuseppe Lupo – sancisce la sfaldatura della coalizione che sostiene il governo Musumeci anche in commissione affari istituzionali. È grave che la maggioranza abbia respinto la richiesta del Pd, e di altri deputati che insieme a noi hanno votato contro, di sentire in commissione il parere dell’Anci – conclude Lupo- in rappresentanza dei Comuni prima di procedere alla votazione testo”.
Contrario anche il voto di Vincenzo Figuccia, formalmente ancora deputato dell’Udc, partito di maggioranza, ma assai irrequieto dopo l’addio all’assessorato all’Energia e soprattutto dopo le prese di posizione nei suoi confronti dei partiti di maggioranza. “Non mi ha mai convinto – commenta Figuccia – una norma che preveda il terzo mandato per i sindaci dei comuni sotto i tremila abitanti. Oggi in prima commissione Ars il mio voto contrario è stato determinante per bocciare tale disegno di legge (sei contro cinque). Credo che la materia vada regolamentata meglio e non con norme ad hoc in vista delle elezioni amministrative di primavera magari per garantire qualche piccolo feudo elettorale. Anche negli enti locali c’è bisogno di rinnovamento nelle Istituzioni. L’epoca dei sindaci per tutte le stagioni deve finire”.
Al di là del fatto che il voto di Figuccia sia stato o meno determinante in questa occasione, appare evidente il “pasticcio” della maggioranza nella formazione di una Commissione fondamentale: da lì, infatti, oltre all’esame di molti disegni di legge, passa, ad esempio anche la valutazione delle nomine del governo regionale: il parere della Commissione è obbligatorio per gli esterni. E in molti casi, quindi, l’Ars potrebbe stoppare frequentemente quelle scelte, visto che, anche quando tutti i componenti della maggioranza fossero presenti, sarebbero comunque … in minoranza. Sei contro sette, considerando, tra l’altro, Figuccia all’interno della maggioranza stessa.
E un altro “caso” è già dietro la porta. Il capogruppo di Forza Italia Giuseppe Milazzo ha annunciato il deposito un nuovo ddl che potrebbe fare discutere: “Modifiche di norme in materia di doppia preferenza di genere”, questo il titolo della proposta azzurra secondo cui la legge regionale del 2013 che ha introdotto il voto “doppio” in occasione delle amministrative non ha “raggiunto l’obiettivo che il legislatore si era prefissato a suo tempo. Ed invero, sotto la vigenza dell’anzidetta normativa si è rilevato che la parità dei generi non si è affatto affermata nella vita politica”.
Anzi, si legge nel testo “si è avuto un effetto distorsivo alterando, talvolta, la volontà popolare”. Un problema di “merito”, secondo Forza Italia: “In un sistema dove a prevalere deve essere il merito, non è necessaria una legge che crea una corsia preferenziale per le donne: non è così che si garantisce l’uguaglianza”. Non basta una norma, si legge, per “garantire l’effettiva parità. Tale obiettivo lo si raggiunge attraverso il valore delle persone che va ben al di là del sesso”. E così, ecco il ddl che prevede l’addio alla doppia preferenza di genere. Anche questo dovrà passare dalla prima commissione, dove però potrebbero verificarsi, in questo caso, inaspettate convergenze. Anche il Movimento cinque stelle, in passato, si era detto contrario a una norma che in qualche modo favoriva la “tracciabilità” del voto. Voterà a favore di una legge di Forza Italia?
Genovese: “Sono dispiaciuto, ma riproporrò la norma”
“Dispiace per il parere negativo espresso sul Ddl approdato oggi in Commissione Affari Istituzionali. L’ipotesi di estendere il vincolo di mandato da 2 a 3 legislature nei comuni sotto i 3 mila abitanti, peraltro prevista dalla normativa nazionale n°56/2014 (art.1 comma 138), nasce dalla difficoltà, manifestata e condivisa da molte piccole comunità siciliane, di individuare soggetti disposti a spendersi in prima persona per il territorio. Al netto di questo, sono convinto che in generale ogni forma di vincolo precluda agli elettori la possibilità di confermare la fiducia a quei sindaci che nel tempo hanno saputo fornire risposte concrete. Come se, in politica, l’esperienza amministrativa maturata sul campo non fosse un valore aggiunto da tenere in forte considerazione. Inoltre, va evidenziato un elemento fondamentale: a premiare o bocciare nel segreto dell’urna un esponente politico uscente ci pensa comunque l’elettorato, a prescindere da ogni tipologia di vincolo, uno strumento che, oggi più che mai, diventa spesso oggetto di vuota demagogia. Detto questo, sono intenzionato a portare avanti la proposta, presentando un emendamento per la Legge Finanziaria che, come previsto dall’esercizio provvisorio approvato a dicembre, dovrà approdare in aula entro il mese di aprile”. Lo dichiara il deputato regionale di Forza Italia, Luigi Genovese.