PALERMO – Un sistema finanziario che lascia in ginocchio gran parte del sistema degli enti locali siciliani e l’ormai cronica carenza di personale che si scontra con una realtà mastodontica come il Pnrr. I sindaco siciliani provano ad accendere i riflettori sulla loro condizione e volano a Roma per chiedere interventi normativi al governo centrale provando magari ad agguantare al volo il treno della legge di stabilità.
La piazza di Roma
Le fasce tricolori dell’Isola, sotto la regia dell’Anci Sicilia a guida Leoluca Orlando, manifestano a Roma, in piazza San Silvestro, per denunciare le “gravi criticità finanziarie e organizzative” in cui versano gli enti locali dell’Isola e per chiedere al governo nazionale “urgenti provvedimenti” di carattere normativo e finanziario. Dello schieramento fa parte anche Ali Sicilia, l’associazione guidata a livello nazionale dal sindaco di Pesaro Matteo Ricci e in Sicilia dal primo cittadino di Santo Stefano Quisquina Francesco Cacciatore, e l’Asael, associazione che riunisce gli amministratori locali siciliani, presieduta da Matteo Cocchiara. Alla manifestazione hanno aderito Cgil, Cisl, Uil, e Forum Terzo Settore, e i primi cittadini dell’Isola hanno incassato anche il sostegno del governo regionale attraverso le parole dell’assessore alle Autonomie locali Marco Zambuto: “È necessaria e improcrastinabile l’individuazione di una sede stabile di concertazione con il governo nazionale per affrontare e superare le gravissime criticità dell’intero sistema delle autonomie locali in Sicilia che penalizzano l’economia dei territori e i cittadini”, le parole dell’ex sindaco di Agrigento. Con i Comuni anche il Pd, che con il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo ha chiesto ai governi Draghi e Musumeci di andare incontro alle richieste delle fasce tricolori.
Numeri drammatici
L’Anci Sicilia, intanto, mette sul tavolo tutta la drammaticità dei numeri: ad oggi nell’Isola solamente 152 Comuni su 391 hanno approvato il Bilancio di previsione 2021-2023. Sono appena 74, invece, i Comuni che hanno approvato il consuntivo 2020 e circa 100 quelli che si trovano già in dissesto o sotto Piano di riequilibrio. Oltre alle questioni finanziarie i sindaci siciliani evidenzieranno anche i nodi di carattere organizzativo partendo da un dato preoccupante se si guarda alla grande opportunità del Pnrr: i posti vuoti nelle piante organiche dei comuni siciliani ammontano a circa 15mila unità, di cui 4.000 fra dirigenti e categorie D. I sindaci chiederanno una deroga per potere colmare almeno una parte di questo vuoto che blocca l’attività di molti enti locali.
Il cappio del Fcde
Tra i cappi al collo delle amministrazioni comunali anche il famigerato Fondo crediti dubbia esigibilità (Fcde), che la lege impone di salvaguardare al 100% nei bilanci di previsione. Un consistente pacchetto di risorse che, qualora arrivasse una deroga normativa, potrebbe liberare la spesa anche di quei pochi comuni a galla sotto il profilo del bilancio. I sindaci, infatti, chiederanno l’abbattimento del 50% degli accantonamenti. Sul tavolo, infine, anche gli accordi fra Stato e Regione per il ristoro da dare ai comuni per i mancati incassi dei crediti “frutto delle inefficienze – dice l’Anci – del gestore regionale Riscossione Sicilia Spa”, ormai passato in orbita nazionale con il processo di acquisizione da parte dell’Agenzia delle Entrate-riscossione.
Da Lampedusa a Roma
A Roma ci sarà anche uno dei sindaci simbolo della Sicilia, Totò Martello, da Lampedusa: “Ritengo doveroso esserci e manifestare, insieme con tanti altri sindaci della Sicilia, per chiedere al governo nazionale di modificare le norme che rischiano di indebolire ancora di più le nostre amministrazioni comunali e di avere pesanti ripercussioni sui servizi rivolti ai cittadini”.
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