Il Sinodo nazionale valdese: a Catania si parla di disagio giovanile

Il Sinodo nazionale valdese: a Catania si parla di devianza giovanile

Il capoluogo etneo detiene il record italiano di evasione scolastica
CONVEGNO NAZIONALE
di
2 min di lettura

CATANIA. Non è un caso se il Sinodo della chiesa valdese ha scelto Catania per l’assise nazionale sulla devianza giovanile, dal titolo “Scrivere il futuro”. Proprio la città etnea detiene il record italiano dell’evasione scolastica e delle mamme-bambine, ancora minorenni. Qui un adolescente su quattro non raggiunge la terza media.

Cifre leggermente inferiori nell’intera Sicilia, pur sempre le più alte del Paese, specchio drammatico di una società isolana lontana dal Continente e ad alto rischio di criminalità giovanile. Esperti, docenti universitari e pedagogisti da tutta Italia si sono confrontati ieri su analisi e rimedi nel salone delle Ciminiere.

Il pastore Sciotto e la diaconia catanese

L’assise era presieduta dal pastore Francesco Sciotto e organizzata dalla diaconia catanese coordinata da Ernesto Barnobi, presidente del Consiglio della Chiesa valdese di via Naumachìa, con il patrocinio del comune di Catania, presenti gli assessori Viviana Lombardo e Bruno Brucchieri.

Se si può sintetizzare, e senza forzature, l’idea principale emersa dal Sinodo, c’è “il buio dietro l’adolescenza”, come ha detto in apertura la giornalista del settimanale “Vita”, Sara De Carli. Un passaggio dalla società del conflitto generazionale a quella del successo a tutti i costi e dell’aspirazione al reddito elevato. In questa strettoia, i ragazzi temono di fallire.

Il divario tra borghesi e figli delle periferie

Non è quindi una sorpresa se quasi un terzo degli adolescenti sono in terapia dallo psicologo. La Sicilia si divarica tra i giovani borghesi che in buona parte andranno a studiare al Nord o all’estero, e i figli delle periferie che rimangono a casa privi di istruzione e di guida certa, in buona parte, secondo i dati emersi, quasi condannati alla devianza.

Secondo l’Istat, 50 mila under 30 lasciano ogni anno la Sicilia per studio o lavoro.
Emerge una grave contraddizione, secondo il pedagogista pugliese Salvatore Patera, docente universitario a Roma, con esperienze sul campo nelle Americhe: il sistema produrrebbe, a suo dire, povertà educativa e nel contempo gli strumenti per contrastarla, affidati però solo all’intelligenza sociale di operatori scolastici e volontari.

La povertà educativa e il fattore ereditario

La scuola, secondo lo studioso, sembra finire per guarire i sani e caccia via i malati, nonostante l’Italia sia il secondo paese in Europa per quoziente intellettivo. La povertà educativa si eredita, a parere del saggista Antonio Fisichella, cofondatore dell’associazione “Memoria e Futuro” e coordinatore del Comitato catanese di contrasto al disagio giovanile.

Così anche la malavita sembra passare da padre in figlio. Le cifre nei quartieri difficili sono dure da masticare: il 35 per cento dei residenti ha solo la licenza elementare, il 50 arriva alla media.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI