Siracusa, mattoni al posto della droga: la messinscena dei poliziotti

Mattoni al posto della droga: la messinscena dei poliziotti infedeli

Agenti arrestati a Siracusa. Un pentito li incastra

PALERMO – Fornitori di droga e gole profonde. Per un decennio i due poliziotti arrestati nella notte a Siracusa sarebbero stati soci in affari di una banda di trafficanti di stupefacenti. A fare saltare il banco è stato il pentimento di Francesco Capodieci. Ha svelato il suo ruolo di uomo della droga e dei suoi fedeli amici in divisa.

I poliziotti Rosario Salemi e Giuseppe Iacono, in servizio alla squadra mobile siracusana, avrebbero organizzato una incredibile messinscena: facevano sparire la droga sequestrata, la consegnavano agli spacciatori e poi dividevano i guadagni della vendita.

Ne sono convinti il procuratore aggiunto di Catania Ignazio Fonzo e il sostituto Alessandro Sorrentino che hanno chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare. Le indagini sono della mobile di Siracusa, del servizio centrale operativo della Polizia e dei Finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale di Catania.

Nessuno si era accorto di nulla. Al posto dell’hashish mettevano dei mattoni, mentre il mannitolo sostituiva la cocaina sugli scaffali dell’ufficio “corpi di reato” del tribunale di Siracusa. Roba da sceneggiatura cinematografica. Un ruolo nella vicenda avrebbe avuto il vice ispettore della polizia Claudia Catania, anche lei in servizio alla Mobile siracusana.

Nessuno sospettava di Rosario Salemi, poliziotto dal triplice soprannome: “Occhi di ghiaccio”, “Chistian” e “Savastano”. Era davvero un insospettabile alla luce dell’incarico di sovrintendente della sezione antidroga. Sospetti non ha attirato su di se neppure Giuseppe Iacono.

Capodieci, arrestato per droga nel blitz “Bronx”, ha tenuto a lungo la bocca chiusa. Sperava, così ha raccontato, che i due poliziotti mantenessero la promessa di aggiustare il processo di appello che lo vedeva fra gli imputati condannati in primo grado.

Nulla da fare: incassata la condanna ha deciso di collaborare con la giustizia, raccontando dei rapporti intrattenuti a partire dal 2011 con i due poliziotti anche da Riccardo Di Falco e Giancarlo De Benedictis che assieme a Capodieci gestivano i traffici di droga. Circostanza confermata da un altro pentito, Massimiliano Mandragona.

La collaborazione di quest’ultimo risale al 2013 ma fino all’anno scorso nulla aveva raccontato sui poliziotti, temendo ritorsioni.

Capodieci ha anche riferito delle pressioni di subite da Salemi, tramite un suo zio, affinché restasse in silenzio, e di un carabiniere, il brigadiere Emanuele Faranda, in servizio al Nucleo investigativo di Siracusa, che lo avrebbe informato dell’esistenza di indagini a suo carico. Grazie ad una soffiata Capodieci nel 2018 sarebbe fuggito, dandosi alla latitanza.


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