Soldi, alberghi e odore di mafia | Inchiesta sugli affari Sbeglia-Ponte - Live Sicilia

Soldi, alberghi e odore di mafia | Inchiesta sugli affari Sbeglia-Ponte

Marcello Sbeglia

L'inchiesta è della Polizia valutaria, il nucleo speciale della finanza di Palermo che indaga sugli intrecci economici fra imprenditoria e criminalità. In manette il figlio del costruttore Sbeglia. Passano in amministrazione giudiziaria gli hotel Astoria Palace, Vecchio Borgo e Garibaldi. L'amministratore Cappellano Seminara: "Garantirò l'efficienza della gestione".

PALERMO – Soldi, alberghi e odore di mafia. Tre arresti a Palermo e altrettante società che passano per sei mesi in amministrazione giudiziaria.

L’inchiesta è della Polizia valutaria, il nucleo speciale della finanza di Palermo che indaga sugli intrecci economici fra imprenditoria e criminalità. Le società coinvolte sono la Delta Finanziaria spa, la F.Ponte spa e la Vigidas srl, tutte riconducibili a Salvatore Ponte, della storica famiglia di albergatori palermitani. Le società gestiscono, tra gli altri, direttamente o indirettamente, gli hotel Astoria Palace di via Monte Pellegrino, Vecchio Borgo di via Quintino Sella e Garibaldi di via Emerico Amari. Il provvedimento di commissariamento è della sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.

In manette sono fininiti Marcello Sbeglia, Salvatore Brusca e Gaetano Troia. Il primo, 38 anni, è il rampollo del noto clan di costruttori palermitani considerati, negli anni, punto di riferimento di diverse famiglie mafiose per la gestione di appalti. Gli altri due, Troia, 51 anni, e Brusca, 50 anni, entrambi imprenditori edili, sono ritenuti prestanome di Sbeglia, accusato anche di avere organizzato un giro di false fatturazioni. Nel corso dell’operazione, coordinata dal procuratore aggiunto Vittorio teresi e dal sostituto procuratore Gaetano Paci, sono state sequetrate la ditta individuale di Brusca e la Ve.Co.Si srl.

Secondo la ricostruzione dei finanzieri della Valutaria, guidati dal tenente colonnello Calogero Scibetta, Sbeglia, già destinatario assieme al padre Francesco Paolo di sequestri antimafia, avrebbe intrattenuto per conto del padre detenuto ai domiciliari, rapporti economici con la famiglia degli albergatori Ponte. Per fare ciò si sarebbe servito del prestanome Brusca, utilizzandone la ditta per architettare un castello di fatture false e farsi pagare lavori per 400 mila euro mai eseguiti dagli albergatori stessi. Ad insospettire gli investigatori è stata una strana operazione contrattuale,considerata per nulla o poco conveniente per i Ponte e assai vantagggiosa per gli Sneglia. Con il contratto i Ponte hanno preso in gestione l’hotel Garibaldi dalla Cedam degli Sbeglia. Quando la Cedam, nel 2011, finì sotto sequestro sarebbe entrato in gioco Brusca al quale sarebbero state pagate fatture per 400 mila euro. Dietro, in realtà ci sarebbe la regia di Marcello Sbeglia, che con i bancomat intestati al suo presunto prestanome prelevava i soldi in contanti. Tutto ciò, sostiene l’accusa, con la consapevolezza dei vertici aziendali. Non a caso sotto inchiesta ci sono pure Daniele Di Domenico e Leonardo Tummiello, rappresentanti legali della F.Ponte nel 2010 e 2011.

Insomma, la famiglia Ponte avrebbe contribuito all’elevato tenore di vita di Sbeglia e famiglia. Contestualmente, la direzione distrettuale antimafia di Palermo contesta a Sbeglia che avrebbe investito parte dei capitali non finiti sotto sequestro per aprire l’impresa Ve.Co.Si di Gaetano Troia, anche se in realtà intestata alla figlia. Era Sbeglia a procacciare i clienti, a gestire i rapporti con i fornitori, a dirigere i lavori e gestire le operazioni finanziarie. Al di là degli arresti e delle misure di prevenzione di oggi, resta in ballo un fronte investigativo caldo: perché i Ponte – in particolare uno degli eredi, Salvatore – avrebbero pagato gli Sbeglia, quali altri interessi si nascondono dietro e quali altre società o alberghi coinvolgono?

*Aggiornamento ore 13.53
Riceviamo e pubblichiamo una nota del ramo della famiglia Ponte che fa capo all’avvocato Paolo impegnata nel settore alberghiero ma estranea alla vicenda: “Gli alberghi facenti capo alla nostra famiglia sono Hotel Politeama, Ibis ex President, Ponte, Saracen, Perla del golfo, Paradise Beach, Grand hotel Miramare”.

Intanto, “da questa mattina sono in corso riunioni con il management aziendale e con i principali attori istituzionali, e a breve con le associazioni sindacali di categoria e i rappresentanti sindacali dei lavoratori, allo scopo di definire un percorso finalizzato alla conservazione dei patrimoni, al mantenimento dei livelli occupazionali, alla tutela degli interessi dei clienti, dei fornitori e di tutto l’indotto”. Lo dice l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara che il tribunale di Palermo ha incaricato dell’amministrazione giudiziaria delle società F.Ponte Spa, Delta Finanziaria Spa, Makella Tour Srl e Vigidas Srl, che gestiscono gli alberghi Astoria Palace, Garibaldi e Vecchio Borgo. ”L’amministratore incaricato – dice una nota di Cappellano Seminara – con una task force di professionisti, ha avviato le operazioni di immissione in possesso, volte a garantire, senza soluzione di continuità, la gestione delle aziende. Assicurata quindi la gestione d’impresa in condizioni di ordinarietà, grazie alla collaborazione delle Istituzioni, l’attività dell’amministratore giudiziario e dello staff di professionisti che lo coadiuvano, si concentrerà nella implementazione di un percorso condiviso e sostenibile teso ad assicurare la continuità aziendale e la piena efficienza gestionale, a mantenere alti gli standard dei servizi e a migliorare più in generale le performance di impresa”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI