Cara onorevole Giulia Adamo, avrebbe potuto inserire nel bigliettino d’auguri il nome di tutti i siciliani. Invece no. Ma come, un regalo con i nostri soldi e nemmeno mezza partecipazione? Le sue parole si riflettono nello specchio del tempo: “Senza volere entrare nel merito delle indagini, mi preme sottolineare che la somma oggetto di verifica da parte delle autorità, 1690 euro, regolarmente fatturata e contabilizzata, è stata utilizzata per spese di rappresentanza del Gruppo dell’allora Pdl Sicilia, di cui ero a capo, non per spese personali, ma per l’acquisto di un vassoio d’argento, a nome del gruppo, come regalo per il matrimonio del figlio dell’onorevole Nino Strano che a quel tempo era assessore regionale”. L’accusa da cui difendersi è quella tristemente nota delle spese sostenute con somme messe a disposizione dei gruppi parlamentari dell’Ars. Si tratta di soldi pubblici.
Ecco, senza entrare nel merito, cara onorevole, perché mai il sottoscritto avrebbe desiderato dare un contributo alla lista nozze (auguri) del figlio dell’assessore? Sarà senz’altro un bravo ragazzo e auspichiamo che sappia ingurgitare la mortadella con maggiore sobrietà rispetto al padre. Tuttavia, non lo conosco. Non mi ha invitato. Non ho nemmeno ricevuto un mazzetto di confetti (al cioccolato, grazie). Onorevole Adamo, moltiplichi le mie perplessità per quelle dei cittadini. Poi si faccia una domanda e cerchi di darsi una risposta. Voi frequentatori del Palazzo intervenite con accenti accorati per scongiurare il demone del ribellismo, ironizzate sull’antipolitica. E vi beccano col regalo di matrimonio in bocca. E quando un finanziere a voi molesto fruga nei conti, vuole vederci chiaro sull’uso che viene fatto del denaro di tutti, tirate fuori la scusa brillantissima, la storiella del presente al nubendo. Onorevole, davvero, non pensa che la toppa sia peggiore del buco?
Lei, come tanti altri, anche certi suoi compagni di inchiesta e di Aula, offre uno spettacolo purtroppo desolante. La rappresentazione di una casta ingovernabile scollegata dalla realtà della gente comune. Qui il profilo penale con relativa e ampiamente concessa presunzione d’innocenza, per ora, non c’entra, la sostanza è altrove. Le vostre incredibili giustificazioni, onorevole, sono già sufficienti per tratteggiare lo sfascio morale di cui siete protagonisti e che genera una convulsa, ma inevitabile e acritica indignazione di massa.
In un frangente di stenti, amministrate le vostre esistenze appartate con la prosopopea di un ancién regime che ha un solo scopo: salvarsi dalla peste della crisi, non mischiarsi alla plebe affamata. In questo passaggio pericoloso che manda a escort ogni benché minimo senso etico, tutto è permesso. Non c’è più distinzione tra privato e pubblico, perché voi politici dalle ali dorate avete afferrato la ciambella di salvataggio del pubblico per mettere in sicurezza il privato familiare e familistico. Avete privilegi, stipendi da nababbi. Godete di diritti che ai comuni mortali sono preclusi. Fate e disfate a piacimento. In cambio si pretenderebbero moderazione, onestà e – se possibile – scelte non dannose per la terra che vi ha clamorosamente incoronato. Voi siete pessimi governanti. Le ricche indennità non vi bastano. Quando c’è da mettere insieme i soldi per un regalo di matrimonio, che problema c’è? Ecco il conto corrente del gruppo, destinabile magari ad altri usi. Soldi pubblici. Soldi nostri.
Cara onorevole Adamo, se le è rimasto un confetto dal trattenimento lo pianti nel terreno e ci costruisca un mausoleo intorno, a piazza del Parlamento.
Sarà un monumento perfetto per rappresentare questa classe dirigente nel tempo in cui regna: l’età dell’indecenza.