Soldi, potere e favori | I verbali di Amara e Calafiore - Live Sicilia

Soldi, potere e favori | I verbali di Amara e Calafiore

Il "sistema Siracusa",lo spaccato di un sistema molto complesso, che arriva ai piani altissimi del potere nazionale.

SIRACUSA – Sommarie informazioni scritte a tavolino, indagini pilotate, registrazioni di conversazioni, dossier anonimi. Perché a Siracusa il magistrato Longo istruisce l’indagine sul ‘complotto’ ai vertici di Eni del manager Descalzi? “Amara disse che doveva fare una denuncia per conto dell’Eni, il suo interesse era spasmodico”, racconta l’avvocato Calafiore. “Avevo un duplice obiettivo”, spiega Amara. Quale? La risposta è in edicola sul mensile “S” che pubblica tutti i verbali degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore, che hanno deciso di collaborare con i magistrati dopo l’arresto degli scorsi mesi.

Dai verbali viene fuori lo spaccato di un sistema molto complesso, che arriva ai piani altissimi del potere nazionale, ma che ha il suo epicentro nella Procura di Siracusa, almeno fino a quando gli inquirenti messinesi non fanno scattare gli arresti. L’inchiesta Eni istruita a Siracusa dal sostituto procuratore Giancarlo Longo è una delle vicende sulle quali inquirenti, investigatori e persino giornalisti hanno cercato di risolvere un mosaico pieno di enigmi. Perché si apriva quel fascicolo? Su cosa s’indagava?

C’era davvero un complotto? Domande che sono rimaste senza una risposta per mesi, sostituite da ipotesi contrastanti, fino a quando l’avvocato Piero Amara ha deciso di raccontare ogni cosa. “Avevo un duplice obiettivo, il primo, ritenevo che fosse vera la manovra finalizzata a colpire i vertici della società che i vertici dell’ufficio legale, con cui io naturalmente lavoravo, è l’ufficio legale che assegna, che individua gli avvocati e così via, e certamente la gestione di questa vicenda mi ha ulteriormente rafforzato, è una vicenda che inevitabilmente mi accreditava ulteriormente. Quindi l’obiettivo era uno, dal mio punto di vista reale, perché le informazioni ricevute da Armanna mi avevano spinto ad andare oltre il seminato con l’esposto anonimo e così via”.

Il primo tassello chiave si chiama Vincenzo Armanna. “È un ex dirigente Eni – racconta Amara – che poi diventò teste di accusa della Procura di Milano nei confronti dei vertici della società Eni Spa nell’ambito di un procedimento che si chiama OPL245. Un procedimento che ha ad oggetto l’acquisto di un blocco petrolifero in Nigeria, rispetto al quale la Procura di Milano sostiene che vi sia stata l’indicazione di un prezzo superiore, o comunque attività corruttiva rispetto ai pubblici ufficiali dello Stato nigeriano”.

L’avvocato spiega di aver conosciuto l’ex dirigente del cane a sei zampe in “ambito commerciale”, quando Armanna “svolgeva attività di consulenza per conto di una società” di cui Amara era legale, e nel corso di quegli incontri lo informava “dell’esistenza di un interesse da parte di altri soggetti per defenestrare il vertice della società Eni, particolare del dottor Descalzi”. “La mia tranquillità – spiega Amara ai magistrati messinesi – nasceva dal fatto che in quelle occasioni tutte le conversazioni con Armanna erano state registrate dalla società presso i cui uffici noi ci trovavamo, quindi questo mi tranquillizzava nel senso che un domani poteva emergere un modo chiaro che Armanna aveva reso quelle dichiarazioni. Senonché poi quelle bobine, soltanto una bobina fu rinvenuta, le altre furono fatte sparire dalla società, cioè non sono in mio possesso”.

Talpe Gialle

Per mesi gli inquirenti hanno intercettato e pedinato gli avvocati Amara e Calfiore, per trovare informazioni utili sul “sistema Siracusa”. Quello che però non potevano sapere, è che i due avvocati erano già a conoscenza delle indagini, come? “Dalla Guardia di Finanza. Ambienti romani. Ho letto alcune Cnr”, racconta Calafiore. Chi ha aiutato gli avvocati a ottenere documenti coperti da segreto per seguire le indagini a loro carico.

L’amico magistrato

“Longo è un coglione, perché se ero io le tenevo là”. Il commento che Piero Amara fa al collega Giuseppe Calafiore non ha mezzi termini. I due si trovano a parlare del magistrato campano in servizio alla Procura di Siracusa finito sui giornali per le microspie nella stanza. Il pm ha perso il lume della ragione, provando in ogni modo a trovare le telecamere nascoste. Un quadro che mostra le differenze caratteriali del terzetto: il freddo e calcolatore Amara, l’opportunista e amico Calafiore, il vulnerabile e ricattabile Longo.

Tutti i verbali in edicola sul mensile “S”


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