PALERMO – “Sono rimasta da sola, a darmi la forza di andare avanti sono i miei due figli, ma mia madre e mia sorella mi mancano terribilmente”. E’ in lacrime Enza Merenda, sorella e figlia di Angela e Annamaria La Mantia, le due donne travolte ed uccise da un’auto nel maggio del 2018. Per Emanuele Pelli, l’uomo che quella sera si trovava alla guida della macchina che le investì, è arrivata la condanna a otto anni per omicidio stradale e omissione di soccorso, ma ciò non dà pace alla famiglia.
“Nulla può consolare me e i figli di Angela, che si ritrovano da dieci mesi senza la madre. Quell’uomo ha distrutto la nostra famiglia che era unitissima. Ha spezzato le vite di due donne buone e se lui fra otto anni avrà pagato il suo debito con la giustizia, di certo a noi nessuno ci ridarà mia madre e mia sorella. Non è giustizia questa – prosegue Enza Merenda -. Questa persona ha ucciso due donne, le ha investite in un tratto di strada in cui aveva superato il limite di velocità, senza alcuna pietà. Al dolore infinito si aggiunge adesso questa delusione”.
La perizia chiesta dai pubblici ministeri Felice De Benedittis e Vincenzo Amico ha stabilito che la macchina procedeva a 108 chilometri orari in un tratto dove il limite è di 50. Annamaria e Angela stavano per raggiungere l’auto, all’uscita dalla chiesa evangelica di via Fichidindia, quando Pelli le travolse.
Un impatto terribile, che non lasciò scampo ad entrambe. “Quando mi informarono di quello che era successo – prosegue Enza – stavo dormendo. Una volta sul posto, trovai mia madre senza vita sull’asfalto, mia sorella già morta in ospedale. Da allora, ogni notte rivivo quei momenti, ho dei flash continui in mente, e ho attualmente bisogno di un sostegno psicologico per cercare di andare avanti”.
Enza Merenda, sconvolta e con la voce tremante, poi aggiunge: “Chi è al volante di un’auto deve rendersi conto che ha in mano la propria vita e quella degli altri. Chi ha rovinato la mia famiglia è stato condannato a soli otto anni, una pena che non rappresenta di certo un deterrente per tutti coloro che si mettono in auto in modo irresponsabile. Una condanna che non può di certo dare giustizia alla mia adorata madre e a mia sorella”.