Camera Penale Catania: "Non colpevolizzare giudici che assolvono"

Camera Penale di Catania: “Non colpevolizzare i giudici che assolvono”

Le polemiche dopo una sentenza su una violenza sessuale

CATANIA – Dopo la sentenza di assoluzione di un docente universitario dall’accusa di violenza sessuale, la Camera Penale ‘Serafino Famà’ di Catania interviene duramente contro quella che definisce una “polemica preoccupante” e un “linciaggio inaccettabile” nei confronti dei giudici etnei.

L’associazione degli avvocati penalisti catanesi, da anni in prima linea per il rispetto della libertà e autonomia della magistratura, denuncia in una nota i tentativi di delegittimare una decisione giudiziaria basata sulle prove.

“Rispetto dell’autonomia decisionale”

“Se una sentenza non si condivide o non la si accetta va impugnata, così come pare intenda fare la Procura,” si legge nel documento. “Ma il giudice, in questo caso il Tribunale, non può subire minacce di ispezioni, riprovazioni, sollevazioni popolari, sol perché ha reputato che il materiale probatorio acquisito non consentisse una condanna alla stregua del canone dell’oltre ogni ragionevole dubbio”.

La Camera Penale sottolinea l’incoerenza di chi accetta la condanna ma critica l’assoluzione, evidenziando una società che “non ha maturato esattamente né il concetto di vera legalità né quello del doveroso rispetto verso la funzione giurisdizionale del giusto processo”.

Viene ribadito con forza che l’avvocatura “pretende l’assoluto rispetto dell’autonomia decisionale di chi ha vagliato i risultati istruttori e apprezzato le relative indicazioni normative”. Qualora si fosse consumato un errore di giudizio, “esiste un ordinamento che contempla il rimedio all’errore secondo canoni, istituzioni e apparati del tutto compatibili dal sistema legale vigente e dalla Carta Costituzionale”.

In conclusione, il direttivo della Camera Penale di Catania ribadisce che “il giudice non deve emettere sentenze attese o auspicate, deve emettere sentenze che siano rispettose della prova e della legge”.

L’associazione avverte che la polemica attuale rischia di “offuscare i termini esatti della ricerca di una condizione di equilibrio che il processo penale non può e non deve mai trascurare circa la sua legittima prospettiva. Un equilibrio che è una autentica garanzia sia per il singolo cittadino che per l’intera collettività”.

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