Palermo sembra davvero arrivata a una delle sofferte cime del suo pluriennale disagio. Un picco riconoscibilissimo, nella fotografia di questo Ferragosto. La città risulta, per diversi aspetti, ancora invivibile, attraversata da una viva percezione di insicurezza.
La munnizza resta un immane problema. Furti, colpi a vario titolo e violenze, specialmente nel centro storico, si susseguono. La cronaca offre uno spaccato preoccupante. I successivi capitoli sono la sintesi di un male che abbiamo già raccontato. Purtroppo, lo racconteremo ancora.
La violenza in centro
La violenza in centro si rinnova con episodi brutali. Nei giorni scorsi – è l’ultimo fatto in elenco – due fratelli palermitani di 26 e 27 anni hanno denunciato una aggressione subita alla Vucciria.
Nella notte fra l’11 e il 12 agosto stavano scendendo lungo i gradini della scalinata che da via Roma conduce in piazzetta Caracciolo, una delle zone consacrate al caos, quando sono stati accerchiati e picchiati da cinque o sei ragazzi nordafricani, secondo quanto hanno raccontato.
Alla Vucciria, di recente, ci sono state altre due aggressioni. Nella prima un tunisino è stato picchiato da alcuni connazionali. Nella seconda un marocchino è stato colpito a bottigliate da un gruppo di palermitani. E si tratta solo delle più fresche annotazioni di nera.
Il degrado, i palermitani e i turisti
Sono tanti i lettori che esprimono scoramento, sulle pagine del nostro giornale, e protestano per i rifiuti, perché si sentono in uno stato d’assedio, per gli ostacoli quotidiani, per una ingestibile condizione complessiva di non compiuta cittadinanza. Troppi sono i residenti che implorano aiuto e che, in mancanza di altro, si organizzano spontaneamente.
Anche i turisti si lamentano. Succede di incontrare alcuni ragazzi romani, proprio alla Vucciria, e di sentirsi narrare quello che hanno sotto gli occhi con toni inorriditi, conditi da un: “mai visto niente di simile”.
E quello che hanno visto si riassume in frammenti consueti: ambulanti abusivi che vendono birre in quantità ai ragazzi, macchine e motori ovunque, che rendono difficile il passaggio, cestini strapieni, materassi abbandonati, parcheggiatori opprimenti, una dimensione caotica di territori in cui nessuno rispetta le regole.
In quel contesto uno sguardo può accendere la miccia di un pericolo. Le piazze di spaccio restano fiorentissime per la criminalità. In via Maqueda un ragazzo è morto. Da conteggiare pure la sequenza di furti e rapine.
La svolta necessaria
Le statistiche, forse, spiegheranno – se sarà ancora così – che non stiamo peggio di altri. E c’è chi ricorda, correttamente, che non viviamo più nella città degli omicidi di mafia.
Con il dovuto rispetto dei numeri e della memoria, tuttavia, appare evidente la necessità di una svolta, rispetto a certi spettacoli che noi palermitani, come i turisti, abbiamo sotto gli occhi.
Farlo – ridare certezze e speranze – tocca alla politica, a ogni livello. Vogliamo semplicemente sapere se sarà possibile cambiare scenario, o se dovremo vivere in questa Palermo che non ci piace, con il corredo di una dolorosa rassegnazione.