Tre anni fa, giorno più giorno meno, parlando della Sicilia nel bel mezzo dell’era di Rosario Crocetta, scrivemmo come “in questa Regione perduta non ci sia pietra sotto la quale non si annidino i vermi”. Oggi, tramontata quell’era e all’alba della stagione del ritorno del centrodestra, quelle pietre vengono sollevate una a una e i vermi continuano ad affiorare copiosi, in un lungo catalogo di disastri.
Non c’è dossier all’interno del quale non sbuchi la sorpresa. Si pensi al bilancio della Regione. Abbiamo dato notizia sul nostro giornale della deliberazione della Sezione per le autonomie della Corte dei conti che fa emergere nuovi, pesantissimi dubbi sui conti della Sicilia. Il documento dei giudici contabili potrebbe obbligare il nuovo governoa reperire una cifra ai almeno 80-100 milioni di euro. Una maxi-stangata che appesantisce una situazione contabile già ridotta all’osso. La preoccupazione per il “buco” nel governo è grande. E le rassicurazioni sui conti lasciati in ordine da parte del precedente governo oggi appaiono discutibili. Anche se chi ha passato il testimone continua a giurare che è tutto a posto.
Poi c’è la Sanità. Quella dove tutto era pronto per fare i nuovi concorsi. Sì, passi avanti sono stati fatti, lo ha ammesso con fair play anche il nuovo assessore Ruggero Razza riconoscendo quanto fatto da Baldo Gucciardi. Ma in realtà c’è ancora un bel po’ da correggere sulla rete ospedaliera e per i concorsi ci sarà ancora da aspettare. L’ultima versione approvata dal governo Crocetta ed esaminata dall’Ars, infatti, sarebbe costellata di errori che hanno prodotto molte segnalazioni e persino dei ricorsi, come abbiamo scritto questa settimana.
Non parliamo della Formazione, dove lo stallo resta drammatico. Dalla Corte dei conti sono arrivate altre frenate sull’Avviso 8 nei giorni scorsi. E tutto continua a rimanere paralizzato, ormai da anni.
Peggio ancora, se possibile, va sul fronte dei rifiuti. L’emergenza rischia di scoppiare da una settimana all’altra, Bellolampo sta esplodendo, così come altre discariche, il futuro resta avvolto da un’inquietante confusione mentre la famosa differenziata non decolla soprattutto nelle grandi città. La Corte dei conti in un documento trasmesso al ministero dell’Ambiente ha dato sei mesi di tempo per evitare l’apocalisse, bocciando la normativa regionale, evidenziando l’assenza di un piano, lo sperpero dei fondi Ue, il flop della differenziata. Una fotografia impietosa quella della Sezione di controllo, che si sofferma anche sui debiti fuori controllo degli Ato e sulla giungla degli affidamenti diretti. Il tutto mentre le indagini giudiziarie ipotizzano giri di mazzette e infiltrazioni mafiose.
Le macerie lasciate sotto l’albero dei siciliani stanno tutte lì. E chi ha governato in questi cinque anni, il centrosinistra di Crocetta, non sente bisogno di una mezza parola di scuse o di autocritica. La colpa, si sa, è sempre dell’eredità lasciata da chi è venuto prima. E cioè dal centrodestra, che oggi ritorna al potere. Lo scaricabarile così si può portare avanti all’infinito. Intanto, sotto ogni pietra rimangono i vermi.