CATANIA. Dovrà scontare una condanna a 4 anni e 5 mesi di reclusione il 26enne Luigi Falzone, uno degli otto imputati per la doppia sparatoria consumatasi il 6 luglio del 2014 tra Mascali e Riposto. Si è concluso così il processo in primo grado con rito abbreviato a carico di uno dei protagonisti, presunto carnefice e poco dopo vittima, della domenica di fuoco nel comprensorio ionico. Una pena di molto inferiore rispetto alla richiesta di 13 anni di carcere formulata, al termine della requisitoria, dal pubblico ministero Marco Bisogni, risultato della riqualificazione del capo d’imputazione da tentato omicidio a lesioni aggravate. Per l’accusa l’imputato, accusato anche di porto abusivo di arma da sparo, sarebbe uno degli autori dell’agguato teso a Mascali a Sebastiano Flori. Lo stesso Falzone, cinque ore dopo, sfugge davanti la propria abitazione a Riposto al secondo agguato ordito da un commando armato composto da sei persone. Cinque di loro, Leonardo Parisi, Salvatore Musumeci, Andrea Spanò, Remo Arcarisi e Leonardo Grasso, sono stati condannati dal gup Anna Maggiore, lo scorso luglio, a quasi 43 anni di carcere.
Nella sua relazione il medico Cataldo Raffino, nominato dal gup Loredana Pezzino dopo la richiesta di derubricazione formulata dal legale della difesa Cristoforo Alessi, ha evidenziato che l’unico colpo di pistola sparato contro Sebastiano Flori non è stato esploso per uccidere. Il proiettile ha infatti raggiunto la vittima alla gamba e non in punti vitali. L’esito della perizia adesso sarà determinante anche nel processo con rito ordinario che si aprirà a breve a carico di Giuseppe Castorina, ritenuto dall’accusa il complice di Falzone.
“Questo risultato fa parzialmente luce su una vicenda che presenta ancora diversi punti oscuri – dichiara Cristoforo Alessi – Ritengo che il mio assistito sia totalmente estraneo alla vicenda. Rappresenta certamente un passo in avanti il fatto che una perizia medica abbia dimostrato l’assenza di elementi per determinare il tentato omicidio, ma comunque penso che ci siano ancora margini per migliorare la posizione processuale di Luigi Falzone. D’altronde l’esito dello stub, con i prelievi alle narici e alle orecchie, ha dato esito negativo. Ci sono tutti gli elementi per avere una sentenza che dimostri almeno – conclude il legale – che non sia stato lui a sparare, tesi che ho sempre sostenuto sin dall’inizio”.