CATANIA – Parola alla difesa: nel processo sulla sparatoria di Librino dell’agosto 2020 sono iniziate ieri le arringhe finali degli avvocati degli imputati. Il troncone del procedimento che riguarda i Cursoti milanesi per i fatti di viale Grimaldi, in cui morirono due persone e ne furono ferite altre sette, si avvia così verso la sentenza.
Sparatoria di Librino: le prime due arringhe
A prendere la parola per primi gli avvocati di Emilio Gangemi e Angelo Condorelli. Per entrambi gli imputati i pubblici ministeri hanno chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto. I difensori hanno abbracciato la ricostruzione fatta dai pubblici ministeri nella loro requisitoria e hanno chiesto entrambi l’assoluzione.
Rosario Viglianesi
La parola è poi passata a Vito Felici, avvocato di Rosario Viglianesi, per il quale l’accusa ha chiesto una condanna a trent’anni. “A Viglianesi – ha detto Felici all’inizio della sua arringa – sostanzialmente viene contestata la presenza sui luoghi in cui sono accaduti i fatti, e su questo io sono d’accordo, dato che lo stesso Viglianesi lo ha ammesso nel suo interrogatorio. La difesa però ritiene che la presenza sia una circostanza troppo generica per attribuire a Viglianesi delle responsabilità per i fatti che gli sono imputati”.
Felici ha sottolineato che Rosario Viglianesi non è affiliato ai Cursoti milanesi, come riferito dai collaboratori di giustizia: “Spero che la responsabilità penale non sia attribuita etnicamente, per il solo fatto di essere nato a San Giorgio, per il fatto che San Giorgio è a Catania e che a Catania c’è la criminalità organizzata. Il pm ha ripercorso in aula la storia della criminalità organizzata a Catania, fatti di 40 anni fa quando Viglianesi, 21enne, non era ancora nato”.
L’avvocato prosegue dichiarando l’estraneità dell’imputato da diversi dei fatti chiave del processo. Viglianesi, dice Felici, non c’entra nel diverbio tra Gaetano Nobile e Gaetano Distefano, non era presente all’aggressione in via Diaz, non era conosciuto dal gruppo dei Cursoti se non di vista. “Infatti – prosegue Felici – Martino Carmelo Sanfilippo nelle sue dichiarazioni si riferisce a Viglianesi come ‘il ragazzo di San Giorgio'”.
Quello che emerge dal processo, conclude Felici, è che Viglianesi non poteva prendere parte né alla pianificazione né all’esecuzione della sparatoria. Il motivo per cui si trovava del tutto disarmato sulla Panda blu che si è scontrata con il clan Cappello è di casualità: “Viglianesi incontra Martino Carmelo Sanfilippo nel momento in cui questi scende da casa per cercare il fratello Ninni, inseguito dai Cappello – riassume Felici – e in quel momento, racconta lo stesso Sanfilippo, Viglianesi si offre di salire in auto con lui unicamente per aiutarlo a cercare il fratello”. Rosario Viglianesi, nella scena del crimine, “non è un attore, ma una comparsa suo malgrado” dice Felici.
L’avvocato ha concluso chiedendo l’assoluzione per Rosario Viglianesi.
Giovanni Nicolosi
L’udienza si è conclusa con l’arringa di Andrea Gianninò, avvocato di Giovanni Nicolosi, per il quale l’accusa ha chiesto una condanna a trent’anni. Nicolosi in viale Grimaldi si trovava, anche lui disarmato, sulla stessa Panda blu con Rosario Viglianesi.
Nicolosi viveva nello stesso quartiere dei fratelli Sanfilippo e secondo la tesi della difesa è salito sull’auto per lo stesso motivo di Viglianesi: dopo aver visto Martino Carmelo Sanfilippo preoccupato per il fratello Ninni, si è offerto di aiutarlo nella sua ricerca. “Giovanni Nicolosi – dice l’avvocato Gianninò – si unisce a Sanfilippo e commette di sicuro un’imprudenza, ma non possiamo certo condannarlo per questo”.
“Quando sale in auto – prosegue Gianninò – Nicolosi è armato solo di pantaloncini e ciabatte. Le domande che la corte dovrebbe porsi sono: ha dato un contributo morale o materiale alla sparatoria?”. Più avanti, il difensore riassume: “Nicolosi non era in via Diaz, non fa parte dei Cursoti, non partecipa alla riunione del pomeriggio dell’otto agosto in casa di Sanfilippo: quale proposito criminoso avrebbe avuto?”
Anche per Nicolosi la difesa ha chiesto l’assoluzione. Gli avvocati della difesa continueranno le proprie arringhe nella prossima udienza, il 5 giugno.