Librino, le tensioni prima degli spari: oggi si torna in aula - Live Sicilia

Librino, le tensioni prima degli spari: oggi si torna in aula

Lo scontro a fuoco in viale Grimaldi e l'escalation violenta tra clan della prima settimana di agosto 2020.
IL PROCESSO SULLA SPARATORIA
di
4 min di lettura

CATANIA – Sono giorni di violenza crescente, quelli della prima settimana di agosto 2020. Subito prima che si arrivasse alla sparatoria di Librino, per la quale si è avviato a conclusione il troncone di processo che riguarda i Cursoti Milanesi, il mondo della criminalità catanese è teso, con aggressioni e intimidazioni tra il clan Cappello e gli stessi Cursoti. A una storica rivalità per il controllo delle piazze di spaccio e delle estorsioni, infatti, si aggiungono degli scambi di violenze tra uomini del clan che culmineranno proprio nella sparatoria.

Il processo sulla sparatoria di Librino, nella sua parte che riguarda i Cursoti, si è avviato a conclusione: questa mattina prenderanno la parola i difensori degli imputati per le loro arringhe, dopo che nelle scorse settimane si è svolta la requisitoria del pubblico ministero.

Sparatoria Librino: le prime avvisaglie

A ricostruire le dinamiche di quei primi giorni di agosto 2020 è la memoria presentata al processo Centauri dal procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e dal sostituto procuratore Alessandro Sorrentino, che rappresentano la pubblica accusa. Nel documento i due pm ricostruiscono la storia criminale dei Cursoti milanesi, riassumendo il controllo del clan sul territorio di San Berillo nuovo e la rivalità con il clan Cappello per alcune piazze di spaccio e per le estorsioni.

A queste tensioni criminali si aggiungono fatti personali, che nel 2020 arrivano al punto di rottura. Secondo le ricostruzioni di diversi collaboratori di giustizia le prime avvisaglie ci sono il 5 di agosto, quando in un lido di Capomulini un gruppo di persone armate di mazze e coltelli aggredisce Aldo Borina, buttafuori del locale e ritenuto vicino a Salvuccio Lombardo Junior, esponente di spicco del clan Cappello.

L’aggressione a Giarrizzo sarebbe stata condotta dal gruppo di Giorgio Campisi, figlio Roberto, che è stato identificato come il braccio destro del leader dei Cursoti milanesi Carmelo Distefano.

Via Diaz

Due giorni dopo un gruppo di Cursoti guidato da Carmelo Distefano aggredisce Gaetano Nobile, uomo considerato vicino ai Cappello, nel suo mini market in via Diaz. Questo episodio è considerato la scintilla che scatena la guerra tra i due clan.

Il motivo dell’aggressione è legato a una vecchia rivalità tra Nobile e la famiglia Distefano, rinfocolata da fatti recenti. Un litigio tra Nobile e un nipote di Distefano avvenuto anni prima in una discoteca si era concluso con lesioni agli occhi del nipote.

Nell’agosto 2020 il contrasto è legato anche a una questione di donne. Gaetano Nobile frequenta una ragazza, Noemi, che lavora nel negozio di telefonia di Gaetano Distefano, figlio di Carmelo. Nobile e Distefano figlio litigano e nel corso del diverbio Nobile avrebbe detto, secondo quanto riferito da due collaboratori, “Bonu bonu mi manni a to papà e mi veni a sparare”.

Proprio in seguito a queste tensioni, un gruppo di sei persone guidato da Carmelo Distefano il pomeriggio del 7 agosto cerca di picchiare Gaetano Nobile. Il quale, dopo essersi messo in salvo, prima riunisce un gruppo a casa sua; poi, il giorno dopo, si mette in contatto con Salvuccio Lombardo junior.

I due clan, nel frattempo, si accordano per un incontro riparatore che dovrebbe avvenire la mattina dell’otto agosto. Le tensioni sono troppe, e si cerca di ricomporle. Come scrivono i pm, Carmelo Distefano dopo l’aggressione “si era raccomandato di stare attenti. Era attesa una reazione”.

La serata al pub e gli spari

Lo stesso giorno dell’aggressione a Nobile i Cappello mettono in atto una ritorsione per il primo episodio di violenza, quello che ha coinvolto il buttafuori. Un gruppo di persone guidato da Salvuccio Lombardo junior aggredisce a colpi di casco in un pub Giorgio Campisi e alcuni suoi amici, tra cui due persone, Giovanni Nicolosi e Rosario Viglianesi, che poi saranno coinvolti nello scontro a fuoco di viale Grimaldi. Secondo quanto scrivono i pm, in questa occasione sono Campisi e i suoi ad avere la peggio.

La stessa notte, qualcuno spara dei colpi di pistola vicino a una sala scommesse a San Cristoforo riconducibile ai Cappello. Secondo quanto riferiscono i collaboratori, Salvuccio Lombardo junior si dice convinto che a sparare sia stato Giorgio Campisi.

Sparatoria Librino: prepararsi alla guerra

Gli spari segnano la fine di ogni tentativo di mediazione. L’incontro chiarificatore salta e sia i Cappello che i Cursoti iniziano a riunirsi e ad armarsi, in vista di uno scontro che tutti vedono come imminente. I Cappello decidono una spedizione punitiva per cercare Carmelo Distefano: la sparatoria di Librino avviene la sera stessa.

Scrivono i pm: “L’aggressione nei confronti di Gaetano Nobile, soggetto vicino al clan Cappello e con parentele importanti in seno al predetto gruppo criminale, ha solo contribuito ad acuire l’astio già da tempo nutrito da Salvuccio Lombardo Junior nei confronti di alcuni appartenenti dei Cursoti milanesi, fra i quali certamente Carmelo Distefano e i due Campisi, nonché ad accelerare la decisione di rompere ogni indugio e passare alle vie di fatto, organizzando il raid punitivo poi sfociato nello scontro a fuoco di viale Grimaldi. Tale ipotesi spiegava, altresì, il pieno interesse e coinvolgimento di Salvuccio Lombardo Junior, il quale sin dalla mattina, dinanzi a Nobile, Bertucci, Chisari e gli altri, si era proposto quale soggetto disponibile ad assumersi la responsabilità di una trasferta punitiva a Librino alla ricerca di Carmelo Distefano, nonostante altri soggetti di peso del clan avessero cercato di addivenire ad una risoluzione pacifica”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI