Sparti morto in cella soffocato |Il legale: “Individuare i responsabili” - Live Sicilia

Sparti morto in cella soffocato |Il legale: “Individuare i responsabili”

Il difensore di fiducia del 32enne morto nel carcere di Giarre ha chiesto oggi in udienza la trasmissione dell’intero fascicolo al sostituto procuratore Brugaletta.

i retroscena
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CATANIA – E’ deceduto per asfissia il 32enne Nicola Sparti, detenuto nel carcere di Giarre. La mancanza di ossigeno sarebbe quindi la causa dell’arresto cardiaco che lo ha stroncato in cella la notte tra il 24 ed il 25 aprile. E’ questo l’esito dell’autopsia compiuta ieri all’obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania. A riferirlo è Enzo Merlino, difensore di fiducia della vittima. Un risultato che a questo punto potrebbe spingere la Procura di Catania a compiere ulteriori approfondimenti per risalire alle eventualità responsabilità di questa morte, l’ennesima all’interno di un istituto penitenziario.

Una richiesta che il legale sta già preparando. “Sto approntando una memoria difensiva – riferisce l’avvocato Merlino – per chiedere l’individuazione dei responsabili”. Proprio stamani era fissata l’udienza davanti al Tribunale di sorveglianza, cui si era rivolto il legale per ottenere la sostituzione del regime detentivo in carcere con quello dei domiciliari o in alternativa la sospensione della pena per consentire al suo assistito di curarsi. Nel corso della prima udienza, fissata lo scorso 29 gennaio, il magistrato di sorveglianza avrebbe chiesto all’Asp di indicare una struttura idonea che potesse ospitare il 32enne.

Ma nell’udienza successiva, il 26 marzo, nessuna risposta in merito sarebbe giunta, rendendo necessario un ulteriore rinvio al 30 aprile. E nonostante sia giunta troppo tardi per salvare la vita a Nicola Sparti, l’avvocato Merlino questa mattina si è presentato davanti al Tribunale di sorveglianza. “Oggi – dice ancora il legale – ho chiesto la trasmissione dell’intero fascicolo al sostituto procuratore Angelo Brugaletta, titolare delle indagini”. Le condizioni di salute del 32enne, così come certificato dal dirigente sanitario dell’Icatt di Giarre Sebastiano Russo e dal medico legale Edoardo Tusa consulente di parte nominato dal legale della vittima, non erano compatibili con la detenzione in carcere. Nonostante la giovane età Nicola Sparti era affetto da uno scompenso cardio respiratorio, causato dalla grave obesità patita, e da un’insufficienza respiratoria accompagnata da episodi di narcolessia.

Per questo dal marzo dello scorso anno l’uomo era costretto ad utilizzare un ventilatore polmonare. Nonostante ciò non riusciva a dormire sdraiato nel letto ma riposava appoggiato ad un tavolo. Dopo la morte di Sparti non sono mancate le reazioni. Il sindaco di Giarre Roberto Bonaccorsi chiede che l’argomento entri tra le priorità del Governo. “L’emergenza del sovraffollamento delle carceri e l’emergenza giustizia rappresentano le facce oscure della medaglia Italia – dichiara il primo cittadino – uno Stato dove il diritto non è più certezza per troppi cittadini. In questi giorni abbiamo tristemente avvertito quanto il problema sia molto vicino a tutti noi, a Giarre e alla sua Casa Circondariale”.

Sull’argomento è intervenuta anche l’associazione Radicali di Catania che in un documento parla dell’ennesimo decesso tra le mura carcerarie evitabile. “Segnaliamo che le condizioni di degrado e di abbandono del carcere di Giarre – si legge nella nota – sono state dettagliatamente descritte nell’interrogazione parlamentare presentata da Rita Bernardini dopo una visita a sorpresa effettuata il 3 aprile del 2011. In questa interrogazione (a cui i ministri interrogati non hanno fornito alcuna risposta) vengono sottolineate le gravissime criticità dell’istituto in particolare sotto il profilo dell’assistenza sanitaria e della carenza di agenti di polizia penitenziaria, nonché in relazione al ruolo e ai ritardi della magistratura di sorveglianza”.

Ed a confermare la grave carenza di organico è lo stesso direttore dell’Icatt di Giarre Aldo Tiralongo. “Durante il turno notturno – spiega il direttore della struttura – un solo agente penitenziario controlla circa 80 detenuti. Abbiamo in organico 34 unità, ne servirebbero almeno 45”. Il segretario della UilPA Armando Agozzino sottolinea le condizioni di vita nelle carceri “disumane per i detenuti, ma anche per gli agenti di cui nessuno parla mai abbastanza” . Infine don Paolo Giurato, cappellano dell’istituto penitenziario giarrese, ricorda la vittima. “Non ho mai avuto alcun problema con lui. Era un ragazzo buono che andava d’accordo con tutti”.


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