Sperone, sparatoria e paura: "Ritorno al passato, chi teme non parla"

Sperone, spari e paura: “Ritorno al passato, chi teme non parla”

I colpi, la mafia e la paura

PALERMO- Lo Sperone ha paura. Quei colpi in pieno giorno, in un lunedì qualunque, in via XXVII maggio, mostrano una violenza sfacciata, che, invece, non ha paura di niente. “Dobbiamo interrogarci – dice don Ugo Di Marzo, il parroco, che aveva già lanciato l’appello a fermare la violenza -. Siamo ripiombati in un clima brutto, siamo tornati alle sparatorie in pieno giorno. Io ero passato poco prima da quella strada. Non è successo di notte”.

“Lo Stato pensi a tutto”

Gli ultimi sviluppi di cronaca, che abbiamo raccontato, con la notizia dei fermi, riportano l’aggravante mafiosa contestata in tutti i reati culminati nell’omicidio di Giancarlo Romano e del ferimento di Alessio Caruso. Si sarebbero affrontati quelli che gli inquirenti definiscono “due gruppi criminali”. Sono ombre ulteriori, in attesa che l’inchiesta proceda, che suggeriscono un contesto in cui qualcosa si sta muovendo.

Don Di Marzo dice: “Sì, forse, qualcosa si muove, dopo gli ultimi blitz. La repressione dei fenomeni criminali è necessaria, ma lo Stato deve pensare a tutto, anche al dopo, a costruire qualcosa: non si può arrestare e basta. Qui c’è gente che teme per sé, che, magari, non parla. Possiamo criticare chi vive nel terrore? Noi, come Chiesa, ci sforziamo di dare un messaggio di speranza”.

“Scossi e preoccupati”

“Sono molto scossa e preoccupata. È il momento di lavorare sodo, ancora di più, fuori e dentro la scuola, per creare opportunità di affrancamento per i nostri bambini e le nostre bambine”, dice la professoressa Antonella Di Bartolo, dirigente dell’istituto comprensivo ‘Sperone-Pertini’. La preside è in viaggio per seguire quello che lei definisce: “un progetto importante per i nostri ragazzi”. Ma l’eco delle pistolettate di giorno è arrivato ovunque e sta offuscando tutto il buono che si fa, nel resoconto del silenzio ansiogeno che segue il sangue. La cronaca nera oscura la speranza. Qualcosa si muove, allo Sperone. E non è una buona notizia.


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