Spo, spariti oltre 2mila beni| tra carriole, pc e controsoffitti - Live Sicilia

Spo, spariti oltre 2mila beni| tra carriole, pc e controsoffitti

E' sterminato l'elenco delle cose rubate presso la società satellite di Gesip, da anni in liquidazione e che oggi non può riassumere i dipendenti nonostante le sentenze del Tribunale.

comune di palermo
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PALERMO – Oltre duemila beni spariti fra carriole, pinze, cesoie, lampadine, macchine fotografiche, televisori, videoproiettori, impianti stereo, climatizzatori, plafoniere, computer, cellulari e perfino controsoffitti. E’ sterminato l’elenco di oggetti e strumenti della Spo, Servizi per l’occupazione, azienda satellite di Gesip, che, nel tempo, sono letteralmente spariti.

Rubati, trafugati o, semplicemente, scomparsi senza lasciare traccia, con tante di reiterate denunce a Carabinieri e Polizia. Il tutto è contenuto nella nota con cui l’azienda ha praticamente spiegato di non poter riassumere alcuni lavoratori, malgrado una sentenza del Tribunale, perché praticamente la Spo non ha più nulla. E’ una vicenda particolare quella della Servizi per l’occupazione, sulla carta privata ma il cui socio è la Gesip, anch’essa in liquidazione e a capitale totalmente pubblico.

La Spo nasce nel 2004 con il compito di gestire i tremila Pip, ma nel 2010, con il trasferimento dei Pip alla Social Trinacria, l’azienda va in liquidazione. I circa 90 amministrativi, però, non trovano collocazione e si ritrovano, di punto in bianco, licenziati. Da qui le cause che proprio quest’anno sono giunte a conclusione: il Tribunale ha disposto la riassunzione di 14 lavoratori (una quarantina di contenziosi sono ancora in corso) e un risarcimento di 90mila euro, ma il problema è che la Spo li ha nuovamente licenziati.

Il motivo è che l’azienda non ha più un soldo, è in liquidazione da 5 anni e, di quei pochi beni che aveva, molti sono stati trafugati. Si scopre, così, che da anni mancano all’appello 70 carriole, 50 pinze, 50 cesoie, 3 decespugliatori, 2 fotocamere, un gps, un televisore, 2 videoproiettori, 1200 lampadine, 5 frecce segnaletiche, 5 climatizzatori, 21 casette in legno, 18 lampade d’emergenza, 38 plafoniere, 25 gruppi di continuità. E ancora 110 controsoffitti, un impianto elettrico, un impianto di videosorveglianza, 2 deumidificatori, 33 pc, 3 portatili, 60 Nokia, 2 Blackberry, 3 stampanti, 2 scanner, un palmare, 47 sedie, 15 scrivanie, 26 cassettiere, 84 sgabelli, 6 tende, 55 scaffalature, un trapano e una cassaforte. E tanto altro ancora, per un totale di 2.091 beni.

Tra quelli rimasti, però, figurano una camera da letto, un frigorifero e una lavastoviglie, rimasugli di una foresteria messa su in passato per gli amministratori residenti fuori Palermo e che così risparmiavano sulle spese d’albergo. Alcuni dei beni sopravvissuti sono poi passati a Reset lo scorso maggio, per 28mila euro, mentre la Spo resta in liquidazione e ha sede presso lo studio di un commercialista privato. Ma con i conti così in rosso, spiega l’azienda, la riassunzione dei lavoratori è praticamente impossibile.

“Le società partecipate necessitano di un reale controllo, Spo è in liquidazione ma dalla sua gestione singolare e dalla tipologia degli acquisti, nonché dalle spese, desumo che è necessario un maggiore controllo all’interno di tutte le aziende – dice Nadia Spallitta del Pd – è gravissima la circostanza che non arrivino in consiglio comunale i budget, cosa che permetterebbe di controllare il piano finanziario, le ipotesi di sviluppo e come queste società pensano di investire le risorse pubbliche. In tre anni non abbiamo mai dato linee guida alle società che agiscono al di fuori di ogni forma di controllo, il che è gravissimo e determina una duplicazione dei costi con possibile sperpero di denaro pubblico. Siamo in presenza di sentenze esecutive che condannano l’ente a procedere con la reimmissione dei lavoratori, ma non è chiaro perché non si proceda. La mobilità orizzontale è stata già applicata nelle partecipate di Amg, con Gesip servizi, tra Rap e Amap. La Spo è una società esistente e ha l’obbligo di riassumere e valutare se ci sono gli elementi per la mobilità orizzontale. Queste aziende in liquidazione sono senza personale e funzioni ma sopravvivono. Credo che l’amministrazione debba procedere con l’estinzione di queste società”.

“L’amministrazione comunale deve passare dal parlare e straparlare di trasparenza a pretendere garantire trasparenza – dice il segretario provinciale del Pd Carmelo Miceli – e la pretenda e garantisca non solo dal liquidatore della Spo ma anche dagli amministratori di Rap, Reset, Gesap, Fondazione Teatro Massimo e di tutte quelle altre partecipate che non hanno ancora trasmesso al Comune i propri bilanci. In assenza di tali dati e degli opportuni chiarimenti, è evidente che l’intero Bilancio consuntivo risulta poco trasparente, approvabile solo da “yes men” del sindaco e inciucisti di centrodestra”. “C’è stata poca attenzione da parte di questa amministrazione nei confronti della Spo – dice Luisa La Colla, presidente della commissione Aziende del comune ed esponente Pd – per Gesip si è avuto un occhio di riguardo, ma i lavoratori della Spo sembrano essere di seconda categoria. Ora hanno vinto un ricorso, ma la società intende licenziarli. Si deve cercare una soluzione così come la si è trovata per Gesip e Amia”.

 


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