Stagione segnata dal caos |Palermo: tutto è "potenziale" - Live Sicilia

Stagione segnata dal caos |Palermo: tutto è “potenziale”

Una panchina che sembra la hall di un grand hotel; una girandola di potenziali nuovi soci, potenziali ds, potenziali vicepresidenti. L'ultima perla di improvvisazione a tinte rosanero, è l'ingaggio di un allenatore, anche questo rivelatosi potenziale, senza una verifica dei requisiti richiesti dagli organismi federali del Belpaese.

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PALERMO – Una panchina che sembra la hall di un grand hotel a cinque stelle, con tanto di luccicanti porte girevoli; una girandola di potenziali nuovi soci, potenziali direttori sportivi, potenziali vicepresidenti. E la ciliegina sulla torta rappresentata dall’ultima perla di improvvisazione a tinte rosanero, l’ingaggio di un allenatore, anche questo rivelatosi potenziale, senza una preventiva verifica dei requisiti richiesti dagli organismi federali del Belpaese.

Quella che sta vivendo il Palermo calcio passerà alla storia come la stagione del caos, innanzitutto tecnico, ma anche societario. Con l’addio di Schelotto a 29 giorni dal suo arrivo in viale Del Fante, e col l’avvento di Giovanni Bosi (affiancato da Giovanni Tedesco) alla guida tecnica della squadra siciliana, sono cinque gli allenatori che si sono avvicendati sulla panchina del Palermo a poco più di metà stagione in corso. Se non è un record, poco ci manca. E anche sugli assetti societari non si può dire che il Palermo abbia le idee chiare. La guida societaria e sportiva del club viene accostata periodicamente a un nome diverso, tra nostalgici ritorni, come quelli di Foschi e Sabatini e suggestive new entry, come l’alleanza con il cerchio magico degli slavi capitanati da una leggenda del Real Madrid come Pedrag Mijatovic. Un’alleanza che proprio negli ultimi giorni sembra accusare qualche scricchiolio.

Un caos determinato da un ribaltone dopo l’altro, un caos figlio dall’impulsività e dall’improvvisazione che animano le scelte del padre padrone del club. Uno Zamparini che sembra aver perso lo smalto degli anni d’oro in cui, pur rimanendo coerente con la sua natura vulcanica che lo ha portato alla ribalta per la sua fama di mangia allenatori, azzeccava acquisti, investiva denaro nel club e centrava obiettivi sportivi mai visti dal popolo rosanero nell’epoca antecedente la sua gestione. Negli ultimi anni qualcosa è cambiato nelle strategie del patron friulano, impegnato più a trovare nuovi soci dal Medio Oriente all’Europa dell’Est che a tenere dritta la barra della gestione del club di viale del Fante. La voglia (e forse anche la disponibilità) di investire di un tempo è solo un lontano ricordo, e anche le scelte in sede di mercato risentono di questo cambio di strategia con un’inevitabile ripercussione sul campo.

“Il Palermo deve autosostenersi economicamente”, ripete da anni il presidente, ancor prima dell’arrivo del fair play finanziario. Un obiettivo lodevole e auspicabile per tutti i tifosi, perché significherebbe che la squadra centra obiettivi ambiziosi e redditizi, significherebbe innescare un volano virtuoso in termini di valorizzazione del parco giocatori, significherebbe generare plusvalenze da reinvestire sul mercato per rinforzare la squadra e generare più incassi da botteghino, diritti tv, pubblicità e merchandising. Un po’ come il Napoli di Aurelio De Laurentiis, capace di risalire dal 2004 a oggi dalla serie C al vertice del calcio nazionale. Un esempio di gestione sportiva vincente che turba il sonno dei tifosi rosanero. Basta pensare che mentre i cugini del Regno delle due Sicilie festeggiavano il ritorno in serie A dopo sei anni di assenza, all’ombra di Montepellegrino si centrava per il secondo anno consecutivo il quinto posto tra le grandi del calcio. Era appena il 2007, nove anni fa, ma nel capoluogo siciliano sembra sia passato un secolo. Palermo vede Napoli e poi…


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