PALERMO – Il “partito del presidente” ha cominciato la sua seconda vita domenica. Quando Diventerà Bellissima ha cominciato a mutare pelle, da movimento “leggero” a strutturato, con un coordinatore regionale, Raffaele Stancanelli alla guida.
È un cambiamento nel Dna del movimento?
“No, del Dna no. È sempre quello di un movimento che mette assieme tante esperienze. Io sono un uomo di destra e continuo a esserlo, proprio come Nello Musumeci. Ma ci siamo resi conto da alcuni anni che ci sono persone che vengono da tante culture ed esperienze politiche che hanno in comune l’idea del bene comune che si realizza attraverso l’etica della politica. È un fatto essenziale per quel che ci riguarda. Abbiamo ottenuto il nostro grande risultato: l’esponente della destra che era il propulsore di questo movimento è stato eletto presidente della Regione. Raggiunto l’obiettivo, due sono le strade: o sciogliersi o modificare l’oggetto sociale, cioè trasformarci in movimento che porta tutte le istanze che provengono dal profondo della società siciliana. E rappresentare i ceti sociali che si sentono non rappresentati. Per farlo, serve una strutturazione sul territorio”.
Ci saranno dei congressi nei territori?
“Certo, congressi provinciali per eleggere i coordinatori. Perché è importante questo processo di costruzione di classe dirigente”.
Quando si celebreranno questi congressi?
“Ci siamo detti che massimo agli inizi di gennaio faremo la prima riunione dell’assemblea politica per strutturarci sul territorio con i congressi provinciali”.
Avete anche parlato di alleanze per le Politiche. Come vi muoverete?
“È il fulcro della democrazia. È bene che gli interessi dei siciliani siano rappresentati dove si fanno le leggi. Vogliamo essere anche nel Parlamento nazionale. Il sistema elettorale ci aiuta per quanto riguarda l’uninominale, che è un sistema che a noi piace. Noi vogliamo partecipare e dialogheremo con le forze del centrodestra. Siamo pronti a confrontarci con chi vuole un rapporto serio e programmatico con degli accordi nel plurinominale. Faremo una trattativa alta sulla politica, sui programmi, sulla visibilità del nostro movimento”.
Qualcuno di voi ha parlato anche della necessità della visibilità del vostro simbolo.
“Sono espedienti tecnici che possono diventare anche sostanza”.
Abbiamo visto che in queste prime battute di vita dell’Ars si sono registrate spaccature nei partiti. Veniamo da anni di spregiudicato trasformismo, dobbiamo aspettarci lo stesso copione?
“L’elezione di Miccichè è stata un’operazione limpida. La maggioranza è stata compatta e l’opposizione si è sfracellata, hanno avuto i franchi tiratori loro. Noi abbiamo voluto che una vicepresidenza e un questore andassero alle opposizioni”.
Quindi un questore andrà al Pd?
“Penso di sì. Il secondo gruppo dell’opposizione è il Pd”.
Magari eleggerete uno di quelli che ha votato contro il suo partito lunedì?
“Non lo so, il voto è segreto, e poi io non sono deputato”.
A proposito, lei si candiderà alle Politiche?
“Non lo so. Avevo detto che non mi sarei ricandidato alle regionali. Decideremo assieme chi saranno i nostri candidati”.
Ma per il governo di Musumeci, la concomitanza delle elezioni in questi primi mesi è un’occasione o un ostacolo?
“Conosco Musumeci da 40 anni, sa dividere l’azione amministrativa da quella politica. Non si farà intralciare. Ecco il motivo del congresso e della nomina di un coordinatore”.